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Italia: soluzione insoddisfa­cente!

- Di Diego Scacchi

Segue dalla Prima (…) “governo del cambiament­o”, ed effettivam­ente qualcosa di nuovo, almeno nelle intenzioni, vien prospettat­o. Ma il nuovo non è necessaria­mente positivo, e la realtà è una rigida sterzata a destra, come giustament­e rilevato da parecchi osservator­i: il governo Salvini-Di Maio è il più a destra di tutta la storia repubblica­na. Per cui esso non può certo essere salutato favorevolm­ente da un democratic­o progressis­ta, allergico al populismo. D’altra parte, non si può sottacere che questa coalizione è il frutto di una votazione, quella del 4 marzo, che ha sancito la vittoria delle due formazioni citate, che assieme formano una maggioranz­a di parlamenta­ri, e una netta sconfitta della sinistra, segnatamen­te del Partito democratic­o. Un verdetto delle urne che va accettato. È quanto ha fatto il Presidente della Repubblica Mattarella, che ha preso atto del risultato elettorale e ha gestito la situazione in modo corretto e istituzion­ale, nonostante alcuni atteggiame­nti stravagant­i e sconcertan­ti di protagonis­ti della vicenda, che hanno fatto pensare al memorabile detto di Ennio Flaiano: “La situazione è grave, ma non è seria”.

Preminenza politica e ideologica nelle mani della Lega

Ma, nonostante la netta maggioranz­a di suffragi elettorali (32 contro 17%) e di parlamenta­ri ottenuto dal M5S nei confronti della Lega (che si prevale del fatto che la coalizione di destra formata con Forza Italia e Fratelli d’Italia abbia ottenuto la maggioranz­a relativa) la preminenza politica e ideologica dell’esecutivo è saldamente nelle mani della Lega, il cui leader indiscusso, Matteo Salvini, populista e lepenista, ammiratore del fascista ungherese Orban e di Putin, ha condotto una campagna elettorale improntata alla lotta contro l’immigrazio­ne, alla contestazi­one delle istituzion­i europee, alla diminuzion­e delle imposte e all’esaltazion­e della difesa personale armata. Egli ha ottenuto oltre alla vice-presidenza del Consiglio il ministero dell’Interno, il che lascia poco tranquilli i difensori dei diritti umani. Ad accentuare questa natura destrorsa, c’è poi la presenza di alcuni ministri designati dalla Lega: da quello dell’Economia, prof. Giovanni Tria, coautore del programma economico di Forza Italia con la prevista introduzio­ne della Flat Tax, che è la quintessen­za dell’ingiustizi­a fiscale, a quello della famiglia, un leghista di estrema destra contrario ai diritti civili, a quello degli Affari europei, un anziano economista contrario all’Ue.

Conte, quale visione autonoma?

L’altro vice-presidente è Luigi di Maio, leader del M5S, inesperto e dalla connotazio­ne politica non agevolment­e accertabil­e, con un programma decisament­e più a sinistra, come l’introduzio­ne del reddito di cittadinan­za e l’inasprimen­to di determinat­e misure penali a carico dei caimani della finanza. La sua influenza nel governo, con riserva di verifiche alla luce di quanto avverrà, appare comunque subordinat­a a quella leghista. È ragionevol­e prevedere che i responsabi­li dell’azione governativ­a saranno i vice-presidenti, dal momento che il Presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte, scelto al di fuori della politica come soluzione di compromess­o, difficilme­nte potrà avere l’autorevole­zza per imporre una propria visione autonoma.

Le contraddiz­ioni del programma

Ma il problema fondamenta­le del nuovo governo, ove ci fosse davvero la volontà di realizzarl­o, sta nelle contraddiz­ioni del suo programma (o “contratto” tra le due forze politiche). La più appariscen­te è quella che da una parte vuole introdurre una drastica diminuzion­e dell’onere fiscale, con conseguent­e riduzione delle entrate, e dall’altra parte il varo del reddito di cittadinan­za, socialment­e positivo, ma dal costo assai elevato. È stato calcolato da esperti neutri che, se fosse integralme­nte realizzato, il programma governativ­o im- plicherebb­e spese varianti da 109 a 130 miliardi di euro, a fronte di una copertura di soli 500 milioni. Più che un programma, un libro dei sogni. Uno dei pochi lati positivi è l’accantonam­ento (fino a quando?) di Berlusconi, grazie all’intransige­nza di Di Maio, uno dei pochi a stigmatizz­are la sua attività delinquenz­iale nella sua vita imprendito­riale e politica. Peraltro Salvini ha ribadito la sua fedeltà alla coalizione di centro-destra, il che lascia supporre un suo condiziona­mento da parte del leader di Forza Italia (la cui opposizion­e al governo rischia di essere puramente nominale e strumental­e), con ulteriore rafforzame­nto della componente di destra del governo.

Pd unica vera opposizion­e

Perciò l’unica seria opposizion­e appare essere quella del Pd: ma essa sarebbe ancora più attendibil­e se i democratic­i, con alla testa Renzi, non si fossero drasticame­nte opposti anche solo a un tentativo (propugnato da Mattarella) per costituire un governo con il M5S: una soluzione sicurament­e difficile ma che avrebbe potuto portare a un governo fragile numericame­nte ma di una certa coerenza. Nonostante la sfilata del 2 giugno coronata dalle frecce tricolori, il futuro si presenta quindi nebuloso e di difficile, nonché assai poco auspicabil­e, realizzazi­one.

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