Italia: soluzione insoddisfacente!
Segue dalla Prima (…) “governo del cambiamento”, ed effettivamente qualcosa di nuovo, almeno nelle intenzioni, vien prospettato. Ma il nuovo non è necessariamente positivo, e la realtà è una rigida sterzata a destra, come giustamente rilevato da parecchi osservatori: il governo Salvini-Di Maio è il più a destra di tutta la storia repubblicana. Per cui esso non può certo essere salutato favorevolmente da un democratico progressista, allergico al populismo. D’altra parte, non si può sottacere che questa coalizione è il frutto di una votazione, quella del 4 marzo, che ha sancito la vittoria delle due formazioni citate, che assieme formano una maggioranza di parlamentari, e una netta sconfitta della sinistra, segnatamente del Partito democratico. Un verdetto delle urne che va accettato. È quanto ha fatto il Presidente della Repubblica Mattarella, che ha preso atto del risultato elettorale e ha gestito la situazione in modo corretto e istituzionale, nonostante alcuni atteggiamenti stravaganti e sconcertanti di protagonisti della vicenda, che hanno fatto pensare al memorabile detto di Ennio Flaiano: “La situazione è grave, ma non è seria”.
Preminenza politica e ideologica nelle mani della Lega
Ma, nonostante la netta maggioranza di suffragi elettorali (32 contro 17%) e di parlamentari ottenuto dal M5S nei confronti della Lega (che si prevale del fatto che la coalizione di destra formata con Forza Italia e Fratelli d’Italia abbia ottenuto la maggioranza relativa) la preminenza politica e ideologica dell’esecutivo è saldamente nelle mani della Lega, il cui leader indiscusso, Matteo Salvini, populista e lepenista, ammiratore del fascista ungherese Orban e di Putin, ha condotto una campagna elettorale improntata alla lotta contro l’immigrazione, alla contestazione delle istituzioni europee, alla diminuzione delle imposte e all’esaltazione della difesa personale armata. Egli ha ottenuto oltre alla vice-presidenza del Consiglio il ministero dell’Interno, il che lascia poco tranquilli i difensori dei diritti umani. Ad accentuare questa natura destrorsa, c’è poi la presenza di alcuni ministri designati dalla Lega: da quello dell’Economia, prof. Giovanni Tria, coautore del programma economico di Forza Italia con la prevista introduzione della Flat Tax, che è la quintessenza dell’ingiustizia fiscale, a quello della famiglia, un leghista di estrema destra contrario ai diritti civili, a quello degli Affari europei, un anziano economista contrario all’Ue.
Conte, quale visione autonoma?
L’altro vice-presidente è Luigi di Maio, leader del M5S, inesperto e dalla connotazione politica non agevolmente accertabile, con un programma decisamente più a sinistra, come l’introduzione del reddito di cittadinanza e l’inasprimento di determinate misure penali a carico dei caimani della finanza. La sua influenza nel governo, con riserva di verifiche alla luce di quanto avverrà, appare comunque subordinata a quella leghista. È ragionevole prevedere che i responsabili dell’azione governativa saranno i vice-presidenti, dal momento che il Presidente del Consiglio, prof. Giuseppe Conte, scelto al di fuori della politica come soluzione di compromesso, difficilmente potrà avere l’autorevolezza per imporre una propria visione autonoma.
Le contraddizioni del programma
Ma il problema fondamentale del nuovo governo, ove ci fosse davvero la volontà di realizzarlo, sta nelle contraddizioni del suo programma (o “contratto” tra le due forze politiche). La più appariscente è quella che da una parte vuole introdurre una drastica diminuzione dell’onere fiscale, con conseguente riduzione delle entrate, e dall’altra parte il varo del reddito di cittadinanza, socialmente positivo, ma dal costo assai elevato. È stato calcolato da esperti neutri che, se fosse integralmente realizzato, il programma governativo im- plicherebbe spese varianti da 109 a 130 miliardi di euro, a fronte di una copertura di soli 500 milioni. Più che un programma, un libro dei sogni. Uno dei pochi lati positivi è l’accantonamento (fino a quando?) di Berlusconi, grazie all’intransigenza di Di Maio, uno dei pochi a stigmatizzare la sua attività delinquenziale nella sua vita imprenditoriale e politica. Peraltro Salvini ha ribadito la sua fedeltà alla coalizione di centro-destra, il che lascia supporre un suo condizionamento da parte del leader di Forza Italia (la cui opposizione al governo rischia di essere puramente nominale e strumentale), con ulteriore rafforzamento della componente di destra del governo.
Pd unica vera opposizione
Perciò l’unica seria opposizione appare essere quella del Pd: ma essa sarebbe ancora più attendibile se i democratici, con alla testa Renzi, non si fossero drasticamente opposti anche solo a un tentativo (propugnato da Mattarella) per costituire un governo con il M5S: una soluzione sicuramente difficile ma che avrebbe potuto portare a un governo fragile numericamente ma di una certa coerenza. Nonostante la sfilata del 2 giugno coronata dalle frecce tricolori, il futuro si presenta quindi nebuloso e di difficile, nonché assai poco auspicabile, realizzazione.