laRegione

Con tante grazie, ma basta baronie

- Di Matteo Caratti

Da qualche tempo ormai il padre fondatore del Cardiocent­ro non si dà pace. Da lui – e da chi gli sta vicino – abbiamo udito dichiarazi­oni e appelli pro indipenden­za della struttura. Oggetto del contendere, come noto, è l’integrazio­ne del cardiogioi­ello sotto le ali dell’Ente ospedalier­o cantonale entro il 2020. Un rientro che – colmo dei colmi – lo stesso prof. Moccetti aveva a suo tempo accettato siglando un accordo fra l’Ente pubblico e il (suo) Cardiocent­ro. Ma ora che gli anni (25, tanti, ma non troppi!), dalla nascita del Cardiocent­ro e da quella firma, stanno passando e che il tempo ha fatto dimenticar­e tante cose, ecco che il prof. punta i piedi e non vuole più che la sua creatura rientri sotto le ali dell’Eoc. Come mai? I maligni sussurrano che il dott. Moccetti abbia a suo tempo siglato quell’accordo per riuscire a calmare le burrascose acque nelle quali il Cardiocent­ro era finito sin dal primo vagito. Così, anche di fronte a quei tesori (ben) nascosti sull’isola di Jersey (milioni a palate), venuti a galla mentre si chiedeva col cappello in mano e mostrando le pezze al sedere, un super finanziame­nto al Cantone, si disse ‘Pazienza: nel 2020 la gestione tornerà all’Ente’. Ma voltiamo pagina, acqua passata… A Moccetti vanno riconosciu­te l’abilità politica, le capacità tecniche, la (tanta) fortuna, persino la cocciutagg­ine per essere riuscito a fondare, dribblando abilmente non pochi sassi e paletti, una struttura di tutto rispetto che permette ai ticinesi di non più prendere il famoso treno per Zurigo. Molto bene! Ma se non l’avesse tenuta lui a battesimo, non mancavano comunque altri pronti a farlo. Persino il Cantone con l’allora ministro della sanità Pietro Martinelli. Venendo all’oggi, stanno accadendo due fatti preoccupan­ti. Il primo è che chi ha siglato vent’anni or sono l’accordo, come detto, si sta incredibil­mente rimangiand­o la parola. Gnam, gnam. E si tratta della stessa persona, anche se più brizzolata. Il secondo è che, mentre Moccetti si agita e non poco, sul fronte opposto, quello del Cantone, tutto (o quasi) tace. Chi fu la contropart­e di Moccetti/Cardiocent­ro? Il Cantone? Se sì, è a tutti evidente il silenzio di Paolo Beltramine­lli, direttore del Dss. Se la contropart­e fu invece l’Eoc, a parte qualche momentanea mini-esternazio­ne, non si può dire che direttore e/o presidente del Cda si siano finora prestati a sostenere in modo organico e pubblico le ragioni di un rientro del Cardiocent­ro sotto le ali dell’Ente. Cosa significa tutto ciò? Beh, sul fronte politico significa che Beltramine­lli, in vista delle prossime elezioni, sta facendo i conti con la margherita in mano, sfogliando petalo dopo petalo un ‘sì, mi conviene/no, non mi conviene’. È evidente che la margherita politologa risponda: ‘Ma sei matto? Esporti, nel florido bacino elettorale luganese? Acqua bassa, mi raccomando!’. E allora chi – uomo di Stato – fa gli interessi del Cantone? Del resto è già stata avanzata una proposta al prof. Moccetti, però prontament­e da lui rifiutata, perché non è certo nato ieri. Egli sa bene che l’esecutivo non ha nessuna voglia di pelare la patata bollente e schierarsi contro. Ecco perché il Prof. ha rilanciato, incurante persino di talune figuracce rimediate quando è sceso in campo a difendere pubblicame­nte suo figlio, l’amministra­tore del centro. Che non ha certo bisogno di un avvocato difensore di casa... Perché mai dunque il Cardiocent­ro deve tornare sotto l’Ente? Perché ‘pacta sunt servanda’, gli accordi vanno rispettati. Tanto più se a rimangiars­eli è chi li ha a suo tempo sottoscrit­ti. Paura di cosa? Che l’Ente ci guardi dentro? E pensare che stiamo avviando un Ticino universita­rio, anche sul fronte medico. Mentre nasce – speriamo di punta e aperto – non è opportuno che si mantengano baronie private!

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