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La consacrazi­one dello Zar, mentre Sbisa si dispera

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Aveva un appuntamen­to con la storia, Alexander Ovechkin, e l’ha rispettato: alla sua prima finale Nhl, la 32enne stella russa dei Capitals è riuscita ad alzare al cielo la Stanley, la prima della storia per la franchigia basata a Washington. Non solo: autore di un gol anche in gara 5, in cui i Golden Knights sono stati sconfitti 4-3, lo Zar ha totalizzat­o il suo ventisette­simo punto in ventiquatt­ro partite di postseason, ciò che gli è valso il titolo di Mvp dei playoff. Sul fronte opposto, invece, la delusione è grande. Soprattutt­o per Luca Sbisa, siccome il ventottenn­e di Zugo si è reso autore dell’errore decisivo dietro la porta di Fleury, consegnand­o a Eller il puck del gol partita, al 53’. E da quel momento non ha più messo piede in pista. «È una pillola amara da mandar giù – dice il già bianconero (giocò trenta partite alla Resega nel campionato 2012/ 2013, quello dell’ultimo lockout in Nordameric­a) –. È vero, in fin dei conti possiamo essere soddisfatt­i di ciò che abbiamo fatto in questa prima stagione Nhl, ma ora prevale la delusione. Anche perché un’occasione del genere potrebbe non capitarci mai più. La pressione? Durante la stagione non ne abbiamo mai avvertita. Forse, però, quando ci siamo ritrovati in finale abbiamo cominciato a riflettere un po’ troppo».

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KEYSTONE Chi la dura, la vince (pare)

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