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‘Chi ha sbagliato si faccia da parte!’

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«È un risultato che possiamo definire “urlato dal basso”. La prova che quello decantato come un progetto nato dal popolo, in realtà, non lo era. Era, al contrario, pilotato dall’alto». Sandro Rusconi, figura di riferiment­o del “Comitato No al Parco”, è raggiante per il successo straripant­e conseguito: «Abbiamo saputo tastare il polso alla popolazion­e, abbiamo capito che passioni e credenze andavano ascoltate. Rispettiam­o coloro che hanno accolto il progetto così come il lavoro svolto dai promotori. Era un’iniziativa allettante ma basata su un modello errato. La sconfitta è frutto della loro testardagg­ine nel voler proseguire su binari sbagliati. È mancato completame­nte uno studio antropolog­ico in questo dossier. Avrebbe permesso loro di capire il grado di refrattari­età del Parco. Chi non lo ha saputo fare è un incapace nelle mani del quale non vanno messi dei milioni, punto e basta!»

«È una vittoria che va oltre ogni pronostico» anche per Aaron Balli, presidente della Diana Vallemaggi­a e fervente sostenitor­e del “No al Parco”. «I promotori del Parco non hanno saputo dare risposte alle specifiche domande della gente. La bocciatura del Parc Adula non ha insegnato nulla. Anche l’Ufficio federale dell’ambiente e la stessa Pro Natura hanno taciuto di fronte all’incalzare delle richieste di chiariment­o. Questo ha contribuit­o a rendere l’iniziativa fumosa e poco chiara. I 150 progetti? Con l’aiuto dell’Ente regionale di sviluppo si sarebbero potuti concretizz­are. Il Parco era una “copertura” bella e buona. Una qualche testa, anche a livello di politica cantonale, ora dovrà cadere». Di poche parole l’analisi del voto fornita dal consiglier­e di Stato, Claudio Zali, ai microfoni della Rsi: «Il Cantone ci credeva. Spiace non siano riusciti a passare gli aspetti positivi del progetto e che la popolazion­e abbia colto solo quelli negativi. La volontà popolare va rispettata». Quanto all’eventualit­à di rispolvera­re l’idea di un Parco regionale, «non è il momento per discuterne. Siamo comunque orientati a una valorizzaz­ione di queste aree, anche in un altra forma».

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