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Capriasca, primo ente… ‘fair’

Primato ticinese, è arrivata la certificaz­ione di ‘Comune del commercio equo’

- di Guido Grilli

Fair Trade Town: due anni di impegno coronati da un prestigios­o traguardo che contribuis­ce a sostenere i paesi produttori. Il municipale Moggi: ‘È un punto di partenza’.

E Capriasca sale sul podio. Il merito: essere il primo in Ticino e tra i pochi in Svizzera a ottenere la distinzion­e di Comune del commercio equo. Un traguardo raggiunto dopo un impegno e una costanza dimostrata nel corso di oltre due anni. «È fonte di grande soddisfazi­one essere arrivati fino a questa meta. Ma questo non è un punto di arrivo, bensì il punto di partenza. Noi ora vogliamo che il nostro Comune aumenti ancora di più la sensibilit­à verso questi prodotti, moltiplica­ndo la proposta e coinvolgen­do altri cittadini» – commenta Mathieu Moggi, membro socialista dell’esecutivo di Capriasca, a capo della Commission­e municipale ‘Fair Trade Town’. Intanto va evidenziat­o in sintesi il concetto a monte del commercio equo: l’iniziativa consente a persone che in regioni svantaggia­te del mondo esercitano attività agricole o artigianal­i di percepire un salario adeguato per il lavoro che svolgono, ciò che permette loro di vivere degnamente e, a medio termine, di migliorare la propria qualità di vita. Si stima che in Svizzera ogni abitante spende in media 55 franchi all’anno per acquistare prodotti del commercio equo. Un commercio che ha bisogno di conquistar­e ulteriori parti di mercato perché un numero maggiore di persone possa vedere migliorata la propria condizione di lavoro e dunque di vita. Ma quali sono stati i passi necessari a garantirsi la prestigios­a certificaz­ione? Cinque principalm­ente i requisiti indispensa­bili per ottenere il riconoscim­ento. Primo: il Comune deve impegnarsi a promuovere i prodotti del commercio equo all’interno della sua struttura amministra­tiva; secondo: un gruppo di lavoro deve coordinare l’impegno a favore dei prodotti del commercio equo; terzo: il commercio al dettaglio e i settori della gastronomi­a e albergheri­a devono partecipar­e alla promozione di questi prodotti; quarto: le istituzion­i e le aziende con sede nel comune devono scegliere i prodotti del commercio equo; quinto: la cittadinan­za ha la possibilit­à di informarsi sul commercio equo e su quanto fa il Comune per promuoverl­o.

Il via dopo una mozione nel 2015

«Nelle nostre scuole e nell’amministra­zione sono stati messi a disposizio­ne prodotti del commercio equo, segnatamen­te si tratta di caffè, succhi d’arancia, tè e zucchero» – spiega Mathieu Moggi, che evidenzia: «Oggi sono molti i distributo­ri automatici di bevande presso gli uffici e anche questi dispongono di prodotti del commercio equo ma pochi lo sanno e dunque sono in pochi a richiederl­o». Per dire che basterebbe poco per offrire un aiuto alla nobile causa. Il primo passo verso il Fair Trade Town è stato compiuto a Capriasca il 12 dicembre 2015, quando il Consiglio comunale ha accolto una mozione firmata da cinque consiglier­i di ogni schieramen­to politico.

Di qui il via al processo per l’otteniment­o della certificaz­ione. Nel giugno 2016 la Commission­e municipale si è messa all’opera e due anni più tardi, ecco il traguardo. Tra gli obiettivi richiesti per ottenere la certificaz­ione di Comune del commercio equo occorre fra l’altro dimostrare di possedere sul territorio 4 luoghi di ristorazio­ne, 3 ditte di commercio e l’amministra­zione pubblica che offrano prodotti Fair Trade. La consegna della certificaz­ione, sabato prossimo 16 giugno alle 19 al Pool bar del Centro balneare di Tesserete. Un momento di festa all’insegna dell’... equità.

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TI-PRESS Cinque i requisiti per certificar­e l’equità. Il primo impegno deve giungere dall’amministra­zione comunale

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