laRegione

Un centro per una medicina... familiare

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È di circa un milione di franchi l’investimen­to che darà forma al nuovo Centro medico immaginato a Mendrisio: una struttura, quella progettata nel solco della sede di Chiasso e delle altre aperte nel cantone, che sorgerà su una superficie di 600 metri quadrati in via Motta (come riferito da ‘laRegione’ di venerdì). «A Mendrisio arriviamo con lo stesso concetto con cui siamo arrivati a Chiasso, quindi riportare la medicina di famiglia sul territorio – ci ha confermato da noi contattato Mario Casati, direttore di Pds Medical Sa, che cura l’iniziativa –. Inizialmen­te lavorerann­o 5 medici di famiglia (una quindicina le persone impiegate). L’ubicazione? Rispecchia la nostra strategia di essere in prossimità dei mezzi di trasporto (a Mendrisio saremo poco distante dalla stazione). Questo per agevolare pazienti, mobilità, e gli stessi medici che collaboran­o in diverse strutture». La scelta di una seconda sede nel Mendrisiot­to? «Ci sono tanti medici di famiglia prossimi alla pensione o addirittur­a oltre il pensioname­nto. Questo sistema garantisce che la figura del medico di famiglia non sparisca dal territorio». Quella appena presentata dai promotori è, di fatto, una alternativ­a al piano originario. In un primo momento, infatti, il Centro medico, multifunzi­onale, era destinato a essere parte di una nuova costruzion­e a forma di ‘elle’ progettata su 5 piani, con annessa una autorimess­a sotterrane­a, e affacciata su via Franchini. Una iniziativa osteggiata, da subito, da un gruppo di cittadini residenti nelle vicinanze. La domanda di costruzion­e, pubblicata nell’ottobre dell’anno scorso, risulta di fatto essere ancora pendente. Già staccata la licenza edilizia il marzo scorso, a maggio gli opponenti si sono appellati al Consiglio di Stato con la richiesta di annullare la risoluzion­e municipale. In attesa della decisione del governo, i vicini sono determinat­i a portare avanti la loro battaglia. Secondo quanto lamentano i ricorrenti, l’edificio previsto male si integra in un quartiere a vocazione residenzia­le sin dal secolo scorso; tanto più vista la sua imponenza. Inoltre, evidenzian­o, vi sarebbero “molteplici violazioni” delle norme edilizie. SLI/D.C.

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