Colpo doppio di Vettel
Quattordici anni dopo, la Ferrari torna al trionfo in Canada. Grazie al tedesco, che diventa il nuovo leader del Mondiale piloti.
Bastava chiudere gli occhi per un poco di tempo e sognare quel nome e quei tempi: Michael Schumacher, 2004, da tanto tempo la Ferrari non vinceva in Canada e soprattutto con una dominazione in corsa così esemplare. Vince Vettel, vince la Rossa con un propulsore Evoluzione 2 che evidentemente ha dato i suoi frutti, perfetto nel trattamento delle coperture tanto da permettersi di poter attendere il cambio di Bottas per decidere di andare al pitstop con le Pirelli Ultrasoft ancora in ottime condizioni. Partito benissimo, ha semplicemente dominato la gara in lungo e in largo, raggiungendo la 50ª vittoria, impedendo il settimo sigillo ad Hamilton in terra canadese e portando il sabato in pole la sua monoposto per la prima volta dal 2001. Tutti numeri e segnali che devono essere oggetto di considerazione. Infine la gioia della leadership, anche se di un punto solo sul caraibico, ma l’uppercut sfoderato da Maranello alla Mercedes-Benz è di quelli che oggettivamente fanno male perché destabilizzano. Da ricordare, che mentre a Maranello dal 1950 si corre in F1, in Mercedes-Benz si pensa al prossimo – sottovoce – ritiro. Hamilton lo aveva detto sin dall’inizio: il fatto di avere rimandato solamente al prossimo Gp lo step 2 del suo motore lo avrebbe duramente penalizzato in Canada, specie sul piano della velocità pura, e così è stato specie nel suo caso. Sì, perché Bottas è stato superlativo, ottenendo un lusinghiero secondo posto frutto di una corsa molto attenta e solida. Merita il rinnovo del contratto per l’abnegazione con la quale compete e per i risultati che ottiene. Straordinarie anche le due Red Bull, che nonostante dispongano di un motore Renault che in velocità pura paga ai due rivali ancora qualcosa – e qui in Canada si va a tavoletta quasi il 60% della gara –, grazie alla perfezione del progetto unita alla talentuosità dei due alfieri, hanno colto un risultato notevole. Arrembante nel finale l’olandese su Bottas, che aveva comunque un po’ alzato il piede. Raikkonen è il male oscuro della Ferrari: quando ne leggete dei tempi decenti non si tratta forse di sua capacità, ma molto più semplicemente del fatto che quest’anno la Rossa a livello di valore e prestazione è quella in mano a Vettel. Nelle mani di un campione del mondo opacizzato diventa una monoposto che nemmeno impensierisce
Hamilton, sia pure essendogli alle spalle e oggettivamente superiore. A termine della gara Arrivabene è stato molto duro sul finnico, a piena ragione; peccato che a Maranello abbiano paura a mettere al fianco di Sebastian un pilota forte perché il tedesco non apprezza. Peccato che così non si vincano i titoli costruttori e non si abbia mai un gioco di squadra. Guardare i punteggi per team per averne immediata conferma. È un errore perché con una monoposto di questo livello, la Rossa potrebbe essere ben altrove. Da annotare il brutto incidente in partenza su errore di Stroll, che perde il controllo al posteriore e schiaccia contro le barriere l’incolpevole Hartley. Botto pauroso, safety-car, ma per fortuna nessuna conseguenza. Spavento in ogni caso per tutti e due perché il muso della Toro Rosso è stato per alcuni attimi assai vicino al cockpit del giovane canadese. Bene il giovane Leclerc che porta ancora a punti la Sauber, capace di chiudere anche Alonso per qualche tornata, e comunque indirizzato con acume dal suo box. È certamente una conferma del talento di questo monegasco e del lavoro indomito che Vasseur svolge per togliere il team dalla palude delle scorse stagioni. Attendiamoci l’accelerazione dello sviluppo della monoposto in ottica 2019 e continuiamo a sperare essa sia capace di queste accettabili performance sino al termine della stagione attuale. Per l’asturiano il 300° Gp si chiude con l’ennesimo ritiro e un sano mutismo sulle colpe dei motoristi. In ogni caso pochi sorpassi, una sporcizia aerodinamica che chiunque abbia visto il Gp di Formula E non ha rilevato invece, surriscaldamento immediato nel seguire l’avversario, nonostante un terzo Drs in pratica nulla è accaduto.