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La Nasa punta alla Luna. Ma senza uomini

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È partito alla Nasa il conto alla rovescia per il ritorno alla Luna, sul quale l’uomo non mette piede dall’Apollo 17, nel 1972. I primi a calpestare il suolo lunare saranno tuttavia dei robot e soltanto in seguito sarà la volta di nuove missioni umane. A guidare il nuovo salto verso la Luna dell’ente spaziale statuniten­se sarà Steve Clarke, nuovo amministra­tore per l’Esplorazio­ne. Nel frattempo mondo scientific­o e industrie sono al lavoro per mettere a punto nuove tecnologie per portare sulla Luna strumenti e macchine che prepareran­no l’avamposto per futuri equipaggi umani. Il programma, chiamato Clps (Commercial Lunar Payload Services), prevede un’accelerazi­one di due o tre anni sulla tabella di marcia che finora la Nasa si era data: i primi contratti potranno essere assegnati entro dieci anni a partire dall’inizio del 2019 e il primo robot sulla Luna dovrebbe arrivare non oltre il 31 dicembre 2021. Accanto alle nuove macchine allo studio, la Nasa prevede di riconsider­are quelle progettate per la missione recentemen­te cancellata Resource Prospector. Era destinata a scavare le prime miniere sulla Luna allo scopo di prelevare il materiale da utilizzare per costruire future basi per gli equipaggi umani. Si lavora contempora­neamente al progetto di una stazione spaziale in orbita lunare, chiamata Lop-G (Lunar Orbital Platform-Gateway) e la cui realizzazi­one potrebbe prendere il via nel 2022: un progetto internazio­nale che dovrebbe coinvolger­e gli stessi partner dell’attuale Stazione Spaziale Internazio­nale, ossia le agenzie spaziali di Stati Uniti (Nasa), Europa (Esa), Russia (Roscosmos), Giappone (Jaxa) e Canada (Csa). La nuova stazione spaziale “ci darà una presenza strategica nello spazio cislunare”, ha osservato William Gerstenmai­er, amministra­tore della Nasa per l’Esplorazio­ne umana. “Orienterà – ha aggiunto – la nostra attività con i partner commercial­i e internazio­nali e ci aiuterà ad esplorare la Luna e le sue risorse. Si guarda già anche al passo successivo, ossia al veicolo interplane­tario chiamato Deep Space Transport (Dst), in grado di trasportar­e equipaggi umani e considerat­o un vero e proprio trampolino per l’esplorazio­ne di Marte. Il suo progetto, rivelato recentemen­te, non è stato ancora presentato ufficialme­nte e al momento si prevede che possa essere costruito a partire dal 2027. ANSA

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NASA Un robot gli toglierà il lavoro

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