Cassis spiazza sulle linee rosse
Il Consiglio federale ancora in marzo lo ha confermato: le misure di accompagnamento non sono in discussione. Ora il ministro degli Esteri afferma di essere pronto a fare un passo in questo senso verso l’Ue nei negoziati sull’accordo quadro. La sinistra i
Il ministro degli Esteri dichiara di essere pronto a esplorare ‘vie creative’ in materia di misure accompagnatorie alla libera circolazione. Tabù infranto? No, precisa il Dipartimento affari esteri.
È uno dei nodi da sciogliere nelle trattative tra Svizzera e Ue sull’accordo quadro: le misure di accompagnamento alla libera circolazione delle persone. In particolare: la ‘regola degli 8 giorni’, che obbliga i prestatori di servizi a inoltrare una notifica almeno 8 giorni prima di iniziare il lavoro in Svizzera. L’Ue la ritiene discriminatoria. Per il Consiglio federale, le misure che proteggono il mercato del lavoro elvetico dal dumping sociale e salariale sono una delle linee rosse oltre le quali non si è disposti ad andare. «Il Consiglio federale ha confermato queste linee rosse», ha ribadito ancora in marzo il ministro degli Esteri Ignazio Cassis. La linea rossa adesso sembra un po’ meno rossa. Alla radio Srf, ieri il ticinese s’è detto pronto a fare un passo verso l’Ue. Sia la Svizzera che l’Ue devono trovare vie creative, ha affermato Cassis, evocando una ‘regola dei 4 giorni’. La Commissione europea aveva ventilato la possibilità che Berna riprenda la direttiva Ue sui lavoratori distaccati. Il Dipartimento federale degli affari esteri ha poi corretto il tiro: “Le affermazioni di Cassis non mettono in discussione in nessun modo la sua posizione, che è quella del Consiglio federale, rispetto alla necessità di proteggere i lavoratori, in particolare i distaccati, viste le specificità del mercato del lavoro svizzero”. La linea rossa rimane valida, precisa il Dfae. A fine maggio, un alto diplomatico dell’Ue aveva osservato che toccava ormai alla Svizzera compiere un gesto, dopo che il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker aveva fatto la sua parte proponendo l’opzione tribunale arbitrale per la risoluzione delle controversie. Le dichiarazioni di Cassis – giunte a poco meno di una settimana dalla visita a Bruxelles del segretario di Stato per gli affari europei, Roberto Balzaretti – sembrano una risposta alla sollecitazione. E riaccendono il dibattito politico attorno a un tema sul quale negli ultimi tempi le passioni parevano essersi sopite. Il presidente dell’Unione sindacale svizzera e ‘senatore’ Paul Rechsteiner (Ps) ha dichiarato alla Srf che «su questo punto non facciamo concessioni. È la condizione essenziale per il sostegno alla via bilaterale». Toni analoghi da parte del presidente del Ps Christian Levrat e del capogruppo dei Verdi Balthasar Glättli. Allentare le misure fiancheggiatrici “è impensabile”, dice quest’ultimo, citato in una nota. Per i Verdi “un progetto che indebolisce la protezione dei lavoratori non troverà mai una maggioranza”.