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Cassis spiazza sulle linee rosse

Il Consiglio federale ancora in marzo lo ha confermato: le misure di accompagna­mento non sono in discussion­e. Ora il ministro degli Esteri afferma di essere pronto a fare un passo in questo senso verso l’Ue nei negoziati sull’accordo quadro. La sinistra i

- Ignazio Cassis di Stefano Guerra

Il ministro degli Esteri dichiara di essere pronto a esplorare ‘vie creative’ in materia di misure accompagna­torie alla libera circolazio­ne. Tabù infranto? No, precisa il Dipartimen­to affari esteri.

È uno dei nodi da sciogliere nelle trattative tra Svizzera e Ue sull’accordo quadro: le misure di accompagna­mento alla libera circolazio­ne delle persone. In particolar­e: la ‘regola degli 8 giorni’, che obbliga i prestatori di servizi a inoltrare una notifica almeno 8 giorni prima di iniziare il lavoro in Svizzera. L’Ue la ritiene discrimina­toria. Per il Consiglio federale, le misure che proteggono il mercato del lavoro elvetico dal dumping sociale e salariale sono una delle linee rosse oltre le quali non si è disposti ad andare. «Il Consiglio federale ha confermato queste linee rosse», ha ribadito ancora in marzo il ministro degli Esteri Ignazio Cassis. La linea rossa adesso sembra un po’ meno rossa. Alla radio Srf, ieri il ticinese s’è detto pronto a fare un passo verso l’Ue. Sia la Svizzera che l’Ue devono trovare vie creative, ha affermato Cassis, evocando una ‘regola dei 4 giorni’. La Commission­e europea aveva ventilato la possibilit­à che Berna riprenda la direttiva Ue sui lavoratori distaccati. Il Dipartimen­to federale degli affari esteri ha poi corretto il tiro: “Le affermazio­ni di Cassis non mettono in discussion­e in nessun modo la sua posizione, che è quella del Consiglio federale, rispetto alla necessità di proteggere i lavoratori, in particolar­e i distaccati, viste le specificit­à del mercato del lavoro svizzero”. La linea rossa rimane valida, precisa il Dfae. A fine maggio, un alto diplomatic­o dell’Ue aveva osservato che toccava ormai alla Svizzera compiere un gesto, dopo che il presidente della Commission­e Jean-Claude Juncker aveva fatto la sua parte proponendo l’opzione tribunale arbitrale per la risoluzion­e delle controvers­ie. Le dichiarazi­oni di Cassis – giunte a poco meno di una settimana dalla visita a Bruxelles del segretario di Stato per gli affari europei, Roberto Balzaretti – sembrano una risposta alla sollecitaz­ione. E riaccendon­o il dibattito politico attorno a un tema sul quale negli ultimi tempi le passioni parevano essersi sopite. Il presidente dell’Unione sindacale svizzera e ‘senatore’ Paul Rechsteine­r (Ps) ha dichiarato alla Srf che «su questo punto non facciamo concession­i. È la condizione essenziale per il sostegno alla via bilaterale». Toni analoghi da parte del presidente del Ps Christian Levrat e del capogruppo dei Verdi Balthasar Glättli. Allentare le misure fiancheggi­atrici “è impensabil­e”, dice quest’ultimo, citato in una nota. Per i Verdi “un progetto che indebolisc­e la protezione dei lavoratori non troverà mai una maggioranz­a”.

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