Ritrovando un volto
Momenti di lettura / ‘Il marito paziente’ di Sergio Livio Nigri, al secolo Arrigo Lampugnani Nigri Raffinato, agile, ironico, denso di una sapienza letteraria maturata negli anni, questo romanzo ci porta nella vicenda di un vecchio professore che attraver
Arrigo Lampugnani Nigri è un personaggio tanto discreto quanto rilevante, un personaggio che è stato capace di realizzare notevoli imprese culturali in campo editoriale, essendo stato editore di riviste importanti, di filosofia e di letteratura, come ‘Aut Aut’ e ‘Questo e Altro’, e che ha pubblicato la prima plaquette di un giovanissimo Giovanni Raboni, ‘Il catalogo è questo’ (1961) e successivamente, dello stesso poeta, anche ‘Gesta romanorum’. Da giovane, Lampugnani è stato anche autore di saggi di filosofia e a partire dal ’76 ha pubblicato diversi libri di narrativa firmandosi Sergio Livio Nigri, pseudonimo con il quale ha da poco dato alle stampe il romanzo ‘Il marito paziente’ (Edizioni del Leone, p. 144). È un’opera di sottile raffinatezza nella quale si tratta di un amore tra un professore e una sua giovane studentessa, che poi diviene sua moglie, e che lo costringe a un lungo percorso di sopportazione in cui l’amore è un sentimento evocato, invocato e declinato secondo varie modalità tra il reale e il pretestuoso, dalla normalità del tradimento alla necessità dell’autogiustificazione. Nigri utilizza una notevole serie di riferimenti colti di varia natura e tono. Dall’ironia di una canzone di Brassens (‘Le cocu’) a un frammento di Alcmane con cui apre la sua narrazione, da Eschilo a Parmenide, da Flaubert a Mario Luzi (con cui chiude la vicenda) attraverso un cammino scandito dalle date e che arriva quasi ai giorni nostri, essendo partito dall’ormai remoto 1973. E la contemporaneità ne è comunque un elemento pressoché decisivo, in quanto il protagonista, Giovanni, viene a conoscenza dei fatti e delle libertà che si prendeva senza troppo affanno Serena, la ragazza poi moglie, dai messaggi sms e dalle e-mail contenuti in un telefonino dimenticato. Tanto che viene spontaneo chiedersi: sono, questi nuovi strumenti, una risorsa in più, in certe circostanze, o, al contrario, dannati aggeggi persecutori?
Eleganza e ironia
Domande oziose, naturalmente, ma quello che più conta è il modo in cui Nigri conduce il suo racconto, introducendo in modo essenziale e rapido una miriade di circostanze varie, dalle quali si percepisce la natura e il carattere ondivago della relazione tra i due (specie, ovviamente, da una parte), insieme all’acutezza ansiosa del pur paziente marito. Ed ovviamente è una sintesi che le semplificazioni dei messaggini non possono non accentuare. Ma Nigri è uno scrittore di penna elegante e agile, di spirito penetrante e ironico, e questo gli consente di trattare un tema antichissimo e in fondo immutabile con
ammirevole freschezza ed efficacia comunicativa, coinvolgendo dunque con destrezza il lettore. E vale la pena, allora, di ricordare altre sue prove recenti, che hanno preceduto di poco questo romanzo. E cioè i racconti
compresi nella raccolta ‘La rete magica’ (Greco & Greco) e la densissima prosa, vicina a essere poetica, di ‘Vivendo e in parte vivendo’ (Aragno) introdotto da Patrizia Valduga. Insomma, quella di Arrigo Lampugnani, editore e scrittore, è una figura alla quale è bene ritornare e riferirsi per la qualità di un lavoro intellettuale che ha attraversato oltre mezzo secolo e le cui recenti uscite presentano una agilità di scrittura oggi davvero insolita.