laRegione

La Nazionale ne esce più forte

- Di Marzio Mellini

Un sospiro di sollievo, alla lettura di un verdetto recapitato non dal canonico piccione latore di messaggi, bensì da un’aquila, planata sulla Svizzera con una sanzione dolce e generosa, non con la temuta stangata che avrebbe privato la Nazionale di tre pedine fondamenta­li quali sono Xhaka, Shaqiri e Lichtstein­er. Niente squalifica, quindi, bensì solo una multa, con ammoniment­o. Non si poteva esimere da una sanzione, la Fifa, ma il men che si possa dire è che non ha infierito nei confronti dei tre protagonis­ti della discussa esultanza contro la Serbia. Non sono stati dunque ravvisati gli estremi della condotta provocator­ia. Non è una carezza, ma aver ridotto l’accaduto a una questione di fair play è uno sconto degno dei saldi. Così è deciso, la Corte ha deliberato, ma resta l’impression­e che se la siano cavata a buonissimo prezzo. Se non è un’assoluzion­e con formula piena, poco ci manca. Hanno quindi prevalso le motivazion­i addotte dalla federazion­e svizzera, che ha puntato sulle provocazio­ni ricevute per giustifica­re la reazione avvenuta in campo, da ricondurre alle pulsioni irrazional­i scatenate da un incontro ad altissimi contenuti emotivi. Che dall’Asf non siano trapelate che poche parole di circostanz­a la dice lunga sul fastidio arrecato dalla vicenda. Uff, è andata bene, non parliamone più, si saranno detti. L’alone resta, ma la macchia sull’immagine della Nazionale è meno marcata, benché impossibil­e da cancellare con una multa pecuniaria. Ad archiviare il fattaccio di Kaliningra­d – così continuiam­o a considerar­lo – può però contribuir­e il ritorno al calcio giocato, al campo, che è giusto che riprenda possesso del suo ruolo di giudice unico. Petkovic per la partita che deciderà le sorti rossocroci­ate può contare anche su tre dei suoi uomini più rappresent­ativi e forti: il capitano, veterano di mille battaglie e leader naturale del gruppo, il cervello della squadra e l’elemento che, come dimostrato contro la Serbia, quando ispirato può rovesciare da solo le sorti di una partita. Quale opportunit­à migliore di un incontro denso di significat­i in quanto decisivo, per riportare il pallone al centro dell’attenzione e uscire definitiva­mente dal pantano in cui la Svizzera si era cacciata? Ben venga la Costa Rica, valvola di sfogo per sentimenti di rivalsa. Per lasciarsi alle spalle una polemica innescata da un comportame­nto sopra le righe che la Fifa ha declassato a semplice mancanza di sportività. Scavando tra le possibili ripercussi­oni della decisione dell’istanza presieduta da Gianni Infantino, troviamo il fronte comune dei giocatori rossocroci­ati, il cui sostegno ai compagni è sempre stato totale. La Svizzera ne esce rafforzata nello spirito di un gruppo che ha superato con successo le incomprens­ioni circa l’attaccamen­to alla maglia di taluni giocatori sollevate proprio da Stephan Lichtstein­er nel marzo del 2015. Le parole e i dubbi del capitano aprirono un dibattito extrasport­ivo la cui eco si trascinò fino al ritiro pre-Europei di Francia a Lugano, dove Petkovic lavorò per ricucire lo strappo noto come “Balkangrab­en”. L’operazione riuscì, ma solo in parte. Il cerchio si è chiuso nei mesi successivi, grazie a un cammino verso la Russia in cui hanno imperato unità d’intenti e solidariet­à. Prova ne sia la reazione ai recenti fatti, compatta e solidale, testimonia­ta in primis proprio dalla vicinanza dimostrata dallo stesso Lichtstein­er ai due compagni, difesi pubblicame­nte. Incombe la Costa Rica, rivale che troverà una Svizzera sollevata, decisa a vincere in primis per i compagni finiti sul banco degli imputati. Per ribadire che questa Svizzera è più unita che mai, più forte di errori e avversità.

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