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Cara base ti scrivo

In vista delle elezioni, il Ppd sonda 5’000 iscritti e simpatizza­nti su priorità e candidatur­e Fiorenzo Dadò: ‘Non abbiamo paura a metterci in gioco, e ascolterem­o i consigli’

- di Jacopo Scarinci

Il Ppd scalda i motori in vista delle elezioni cantonali e federali dell’anno prossimo, e lo fa sondando la propria base. Nei prossimi giorni, infatti, verrà inviato un sondaggio a 5mila aderenti a vario titolo al partito: «Congressis­ti, membri del comitato cantonale e abbonati a ‘Popolo e libertà’, in totale circa un quarto dei nostri elettori» spiega Fiorenzo Dadò, presidente dei popolari democratic­i. E su cosa sarà interrogat­a la base? Su parecchi temi di attualità: dalla previdenza sociale degli anziani al mercato del lavoro, dall’immigrazio­ne alla giustizia. Passando per i problemi della mobilità, la compatibil­ità famiglia-lavoro e la fiscalità. Tante risposte a crocette, salvo cinque spazi dove gli interpella­ti potranno esprimersi su chi vorrebbero vedere candidati per il Consiglio di Stato e per le Camere federali. «A meno di un anno dal voto è importante per noi sapere cosa pensano i nostri elettori – rileva Dadò – perché oggi l’elettorato è sempre più di opinione, volatile». Si sta assottigli­ando sempre di più il famoso ‘zoccolo duro’, quel bacino di voti e consenso che più o meno garantiva sempre un punto di partenza. «Chi ha l’onore di dirigere un partito deve tenere conto di come la pensa la base. I comitati cantonali vanno benissimo – rimarca il presidente del Ppd – ma non sono più sufficient­i per capire come affrontare temi così scottanti e sui quali si giocherà la politica dei prossimi dieci o quindici anni». Uscire dalle segrete stanze insomma, aprirsi. Anche perché «più volte dai nostri comitati sono uscite indicazion­i di voto per votazioni popolari che più della metà dei nostri elettori non ha seguito». Insomma, ascoltare per capire: «Perché se vuoi che un gruppo ti segua, devi rappresent­arlo». Facile, a parole. Ma, chiediamo, se da questo sondaggio venisse fuori che gli iscritti hanno opinioni divergenti rispetto alla linea della dirigenza? «È chiaro che se uscissero risultati diversissi­mi ne terremo conto – risponde alla ‘Regione’ Fiorenzo Dadò – magari facendo riunioni e assemblee. Ma è la dirigenza a condurre il partito». Nel senso che «democratic­amente ascoltiamo e seguiamo la base, con la consapevol­ezza però che eventuali cambiament­i non saranno immediati». In altre parole, nessuna rincorsa alla pancia dell’elettorato «per un successo magari effimero», ma più attenzione «a costruire, pensando al futuro. Il cambiament­o può e deve avvenire, ma solo se serio e ragionato». Risposte, consigli e soprattutt­o nomi per Consiglio di Stato e Camere federali che, ribadisce Nicolò Parente, segretario del Ppd, «ci arriverann­o in forma anonima. A noi interessa capire preoccupaz­ioni e priorità di membri e simpatizza­nti su base geografica, sesso ed età. Speriamo che ci ritornino almeno il 15 per cento dei

sondaggi inviati (tra le 500 e le 750 copie), e da queste risposte capiremo se per la base quella attuale è la linea giusta o se ne esiste una migliore». È un mettersi in gioco, «diamo la possibilit­à di valutarci e consigliar­ci». Il risultato non sarà reso pubblico, «salvo una sintesi che apparirà su ‘Popolo e libertà’»,

ma sarà «totalmente a disposizio­ne sia dell’Ufficio presidenzi­ale sia della ‘Commission­e cerca’, coordinata da Marco Passalia, che è impegnata nel trovare i nomi giusti per i prossimi appuntamen­ti elettorali». Pareri che verranno ascoltati, quindi. Che influenzer­anno l’azione del Ppd, par di capire. Soprattutt­o negli anni

a venire dove, conclude Dadò, «ci saranno grossi cambiament­i nella politica sia cantonale sia federale. E anche noi, soprattutt­o sui temi delle congiunzio­ni o di aprire le liste anche a candidati della nostra area ma indipenden­ti, dobbiamo avviare una discussion­e per farci trovare pronti».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Chiesta anche un’opinione sugli eletti e su come gli altri partiti affrontano determinat­i temi

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