Cara base ti scrivo
In vista delle elezioni, il Ppd sonda 5’000 iscritti e simpatizzanti su priorità e candidature Fiorenzo Dadò: ‘Non abbiamo paura a metterci in gioco, e ascolteremo i consigli’
Il Ppd scalda i motori in vista delle elezioni cantonali e federali dell’anno prossimo, e lo fa sondando la propria base. Nei prossimi giorni, infatti, verrà inviato un sondaggio a 5mila aderenti a vario titolo al partito: «Congressisti, membri del comitato cantonale e abbonati a ‘Popolo e libertà’, in totale circa un quarto dei nostri elettori» spiega Fiorenzo Dadò, presidente dei popolari democratici. E su cosa sarà interrogata la base? Su parecchi temi di attualità: dalla previdenza sociale degli anziani al mercato del lavoro, dall’immigrazione alla giustizia. Passando per i problemi della mobilità, la compatibilità famiglia-lavoro e la fiscalità. Tante risposte a crocette, salvo cinque spazi dove gli interpellati potranno esprimersi su chi vorrebbero vedere candidati per il Consiglio di Stato e per le Camere federali. «A meno di un anno dal voto è importante per noi sapere cosa pensano i nostri elettori – rileva Dadò – perché oggi l’elettorato è sempre più di opinione, volatile». Si sta assottigliando sempre di più il famoso ‘zoccolo duro’, quel bacino di voti e consenso che più o meno garantiva sempre un punto di partenza. «Chi ha l’onore di dirigere un partito deve tenere conto di come la pensa la base. I comitati cantonali vanno benissimo – rimarca il presidente del Ppd – ma non sono più sufficienti per capire come affrontare temi così scottanti e sui quali si giocherà la politica dei prossimi dieci o quindici anni». Uscire dalle segrete stanze insomma, aprirsi. Anche perché «più volte dai nostri comitati sono uscite indicazioni di voto per votazioni popolari che più della metà dei nostri elettori non ha seguito». Insomma, ascoltare per capire: «Perché se vuoi che un gruppo ti segua, devi rappresentarlo». Facile, a parole. Ma, chiediamo, se da questo sondaggio venisse fuori che gli iscritti hanno opinioni divergenti rispetto alla linea della dirigenza? «È chiaro che se uscissero risultati diversissimi ne terremo conto – risponde alla ‘Regione’ Fiorenzo Dadò – magari facendo riunioni e assemblee. Ma è la dirigenza a condurre il partito». Nel senso che «democraticamente ascoltiamo e seguiamo la base, con la consapevolezza però che eventuali cambiamenti non saranno immediati». In altre parole, nessuna rincorsa alla pancia dell’elettorato «per un successo magari effimero», ma più attenzione «a costruire, pensando al futuro. Il cambiamento può e deve avvenire, ma solo se serio e ragionato». Risposte, consigli e soprattutto nomi per Consiglio di Stato e Camere federali che, ribadisce Nicolò Parente, segretario del Ppd, «ci arriveranno in forma anonima. A noi interessa capire preoccupazioni e priorità di membri e simpatizzanti su base geografica, sesso ed età. Speriamo che ci ritornino almeno il 15 per cento dei
sondaggi inviati (tra le 500 e le 750 copie), e da queste risposte capiremo se per la base quella attuale è la linea giusta o se ne esiste una migliore». È un mettersi in gioco, «diamo la possibilità di valutarci e consigliarci». Il risultato non sarà reso pubblico, «salvo una sintesi che apparirà su ‘Popolo e libertà’»,
ma sarà «totalmente a disposizione sia dell’Ufficio presidenziale sia della ‘Commissione cerca’, coordinata da Marco Passalia, che è impegnata nel trovare i nomi giusti per i prossimi appuntamenti elettorali». Pareri che verranno ascoltati, quindi. Che influenzeranno l’azione del Ppd, par di capire. Soprattutto negli anni
a venire dove, conclude Dadò, «ci saranno grossi cambiamenti nella politica sia cantonale sia federale. E anche noi, soprattutto sui temi delle congiunzioni o di aprire le liste anche a candidati della nostra area ma indipendenti, dobbiamo avviare una discussione per farci trovare pronti».