Informarsi per proteggersi
Mister Dati: una campagna di sensibilizzazione sull’abuso dei dati personali in forma digitale Alessandro Trivilini: anche gli utenti devono fare la loro parte, cominciando col leggere veramente le condizioni d’uso di app e social media
Una campagna per informare la popolazione sui rischi di violazione dei dati personali in forma digitale. È quanto propone Adrian Lobsiger, l’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza, in vista anche delle elezioni federali dell’anno prossimo, dopo lo scandalo Cambrige Analytica. Secondo Alessandro Trivilini, responsabile del servizio di informatica forense della Supsi, non ci saranno pericoli di manipolazioni per le elezioni del 2019: Questi timori sono stati in parte fugati, afferma a ‘laRegione’. «Il proprietario di Facebook si è presentato davanti al Congresso americano e al Parlamento europeo, ammettendo di aver sbagliato e chiedendo aiuto». Ora il social media sarà più trasparente e «ha superato l’esame, visto che non c’è stata alcuna grande sanzione, come un’incarcerazione o l’imposizione di ingenti rimborsi». Nell’attuale mondo digitale, si cerca di influenzare le opinioni degli elettori, ma questo non è un abuso, ha affermato ieri mister Dati alla sua conferenza stampa annuale. Diventa problematico quando vengono utilizzati dati personali per scopi politici, senza alcun consenso della persona interessata, ha spiegato Lobsiger. Il consenso spesso però viene dato inconsapevolmente: «A fine maggio – spiega Trivilini – è entrato in vigore il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati e tutti gli utenti si sono visti recapitare sul proprio dispositivo elettronico l’informativa che li avvertiva di prendere consapevolezza del cambiamento della gestione dei loro dati in rapporto ai social media e le relative applicazioni. Ora bisognerebbe capire quante persone hanno semplicemente cliccato su ‘accetta’ senza leggere davvero le condizioni d’uso». Una campagna informativa come quella proposta da Mister Dati è quindi importante, sottolinea Trivilini, soprattutto per far capire agli utenti che non si potrà più scaricare la responsabilità solo ai social media in caso di un abuso dei dati personali. Essa è infatti perlomeno condivisa a metà dagli utenti che hanno cliccato su ‘sì’ senza sapere esattamente cosa stavano accettando. Per Trivilini «una sensibilizzazione deve però essere fatta in modo capillare, strutturato e metodico: deve partire dalla Confederazione, ma deve coinvolgere anche i Cantoni, le scuole e le aziende. Insomma è un percorso che va fatto tutti insieme. Questo da un lato scarica lo Stato dall’esclusiva responsabilità di una materia tanto complessa e dall’altro coinvolge i cittadini, rendendoli partecipi». A preoccupare Mister Dati vi è anche l’elaborazione dei dati da parte delle autorità preposte alla sicurezza, che sempre più spesso generano nuove categorie (come le persone ‘potenzialmente pericolose’), difficili da inquadrare. In seno alla Confederazione regna una «confusione tra gli atti normativi speciali» sul diritto di polizia, ha affermato Lobsiger. Sarebbe quindi necessario elaborare una legge sulla polizia a livello federale. Per Mister Prezzi, il diritto alla libertà dev’essere sempre prioritario rispetto alla salvaguardia della sicurezza. Visto che stiamo andando verso un’identità digitale, «condivido le preoccupazioni di Mister dati», afferma Trivilini. Anche in questo caso «servirà una sensibilizzazione senza precedenti: l’identità digitale permetterà di conoscere il comportamento delle persone e sarà quindi necessario trovare un equilibrio che consentirà di essere trasparenti, spiegando agli utenti per quale motivo o per cosa vengono usati i loro dati personali. Bisogna stare attenti a non essere troppo restrittivi per impedirne le potenzialità, ma nemmeno troppo permissivi, perché potrebbe favorire la cybercriminalità che sfrutta la carenza informativa di una persona». «L’identità digitale – sottolinea Trivilini – è un cambiamento culturale importante che in Svizzera sta avvenendo in modo molto ponderato e concreto: il Consiglio federale ha deciso di prendersi a carico questa responsabilità. Attorno all’identità digitale c’è quindi l’autorevolezza di uno Stato che la può gestire. E questa dal punto di vista di un cittadino è una cosa importante che deve essere apprezzata».