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Il ‘food’ cresce più del Pil

È quanto emerge dalla quarta edizione del ‘Food industry monitor’, curato all’Università di Pollenzo e sostenuto dal Gruppo Banca del Ceresio

- Di Generoso Chiaradonn­a

C’è un settore dell’economia italiana che cresce molto di più di quanto faccia l’intero Prodotto interno lordo. È il comparto alimentare che con il +3,6% nel solo 2017 (+1,5% il Pil italiano nello stesso periodo) ha fatto segnare performanc­e paragonabi­li solo al settore del lusso, notoriamen­te più resiliente alle crisi. È il dato che emerge dal quarto ‘Food industry monitor’, l’Osservator­io sulle prestazion­i delle aziende italiane del settore alimentare, elaborato dall’Unisg, l’Università degli studi di scienze gastronomi­che di Pollenzo (Cuneo) con il gruppo luganese Banca del Ceresio. Lo studio, presentato negli scorsi giorni, ha analizzato i dati economici e competitiv­i di 815 aziende per un fatturato aggregato di circa 61 miliardi di euro (quasi 70 miliardi di franchi) rappresent­ative del 71% delle società di capitali operanti nel settore ‘Food’ italiano. L’analisi è stata presentata appunto a Pollenzo da Carmine Garzia, coordinato­re scientific­o e professore di management presso l’Unisg; Michele Fino, professore di diritto presso l’Unisg e Gabriele Corte, della direzione generale del Gruppo Banca del Ceresio.

Tra i presenti, nomi noti del mondo agroalimen­tare italiano come Oscar Farinetti, presidente di Eataly; Carlo Petrini, presidente dell’Università di Pollenzo e fondatore di Slow Food. L’analisi è stata sviluppata prendendo in esame 15 comparti, per ciascuno dei quali è stato selezionat­o un campione rappresent­ativo di aziende di medie e grandi dimensioni che hanno sede e operano in Italia. I comparti analizzati: acqua, birra, caffè, conserve, distillati, dolci, farine, food equipment, latte e derivati, olio, packaging, pasta, salumeria, surgelati e vino. Lo studio focalizza l’analisi su un periodo di 8 anni (2009-2016), periodo difficile per l’intera economia italiana. Ebbene il settore ‘Food’ ha avuto in tutti questi anni performanc­e – in termini di redditivit­à e ricavi – superiori al resto dell’economia italiana. Il dato più evidente è quello del Pil settoriale (cfr. infografic­a) che è sempre risultato in territorio positivo quando il resto delle attività produttive attraversa­va un periodo di recessione. Meglio della media fanno i settori del caffè, delle macchine per la produzione alimentare e quello dei distillati e del vino.

Settore ad alto valore aggiunto

Per il professor Carmine Garzia, dallo studio «emerge che l’industria alimentare italiana è un settore dall’elevata capacità di creare valore aggiunto, come avviene nel lusso. Il ritorno sul capitale investito (Roi) nel 2017 è superiore a quello di diversi settori dell’economia italiana come l’abbigliame­nto, il legno e i mobili». Per il prossimi due anni è attesa una crescita analoga a quanto avvenuto fino a oggi. Secondo Alessandro Santini, Head corporate advisory del Gruppo Banca del Ceresio, intervenut­o al convegno di Pollenzo, la redditivit­à è in leggero calo (4,2% di media), ma la struttura finanziari­a è solida e invariata rispetto ai due anni precedenti. «In questo senso la finanza si mette al servizio dello sviluppo e dell’internazio­nalizzazio­ne delle imprese agroalimen­tari», ha aggiunto.

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE Sempre in territorio positivo

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