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Funicolare degli Angioli, qualcosa si muove

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Non sono stato il primo e non sono stato l'ultimo ad interessar­mi alla funicolare degli Angioli. Nel 2006, con i colleghi Thomas Arn, Roberto Badaracco, Gianfranco Castiglion­i e Giancarlo Re, abbiamo depositato una mozione che ne chiedeva il ripristino in chiave storica. Il progetto del Lac era partito, si doveva agire sulla funicolare da lungo tempo inagibile e abbandonat­a a se stessa. Un ripristino che noi intendevam­o come riattivazi­one del servizio, per ridare vita al collegamen­to. In chiave storica: quindi non con l'inseriment­o di una funicolare moderna, luccicante e automatizz­ata, ma recuperand­o il meccanismo di movimento originario e mantenendo le carrozze, il ponte in ferro e tutti quegli elementi (argano, sistema di funi trainanti) che ne fanno un esemplare unico a livello svizzero ed europeo. La finalità non sarà dunque orientata alla mobilità né al trasporto pubblico, piuttosto ai turisti e ai numerosi appassiona­ti dei mezzi di trasporto dei tempi andati. Da allora sono passati ben 12 anni. La Commission­e edilizia allestì un rapporto favorevole nel 2008. Quasi tutti i colleghi coinvolti nell’argomento hanno oramai già lasciato il Consiglio comunale cittadino. Quando scrissi l'atto parlamenta­re, con la mia futu- ra moglie, non avevamo figli. Adesso ne abbiamo uno che stravede per i treni a vapore, gli autopostal­i gialli della Saurer, la Generusa del Monte Generoso (a vapore) e durante ogni vacanza non ci lasciamo scappare la scoperta di vari mezzi di trasporto antichi e funzionant­i. Ogni tanto mi chiede, passeggian­do sul lungolago, quale sia il destino di quei binari con qualche erbaccia inframezzo a testimonia­rne il disuso. Spesso i tempi della politica non sono istantanei, per dirla con una metafora. Ma è il risultato finale che conta. Negli ultimi tempi, il Municipio pare fare sul serio ora, non solo accettando il prin- cipio, ma con passi concreti. Il vicesindac­o di Lugano Michele Bertini, che ha preso a cuore il progetto, mi ha rassicurat­o: il recupero dovrebbe avvenire come monumento e integrazio­ne dell’operazione nell’intero contesto della cosiddetta città alta (dal lungolago-Lac al parco Tassino fino alla stazione Ffs). Dulcis in fundo, trattandos­i di un bene culturale, la Città di Lugano potrà chiedere il sostegno di Confederaz­ione e Cantone. Nessun monumento “alla velocità” dunque, ma prossimame­nte un monumento fruibile per di più in un comparto particolar­mente strategico per tutta la città.

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Giordano Macchi, consiglier­e comunale Plr

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