Chiarezza e vigilanza
L’idea di una collaborazione tra pubblico e privato solleva anche perplessità, perché se nello scenario tratteggiato dal direttore del Museo delle culture Francesco Paolo Campione tutti ci guadagnano, abbiamo purtroppo esempi in cui alla fine i vantaggi sono solo per una delle due parti – che di solito non è il pubblico. È il caso di un altro Museo delle culture, quello milanese che ha visto la luce nel 2014 dopo decenni di discussioni e polemiche. Un progetto ambizioso, che prevedeva anche un Forum delle culture che facesse da luogo di incontro delle comunità nazionali presenti in città, che purtroppo si è arenato con i vari cambi di colore alla guida della città. Il risultato, ha spiegato Luigi Di Corato, è stata «la concessione a una società commerciale di tutti i servizi al pubblico e tutte le attività di animazione culturale, quindi mostre temporanee, laboratori didattici, eventi, ristorante, spazi per eventi privati… e senza un vero e proprio controllo su quanto viene fatto all’interno degli spazi del museo». Un modello che diplomaticamente Di Corato definisce «non proprio positivo, almeno a mio avviso» e che esemplifica quelli che sembrano essere i due punti centrali perché tra pubblico e privato si crei una vera sinergia. Il primo è il controllo. Innanzitutto da parte del pubblico che affida un servizio e che deve quindi verificare che quel servizio venga effettivamente svolto come richiesto. Ma anche controllo interno, che gli obiettivi che ci si è prefissati vengano effettivamente raggiunti. Da questo punto di vista, l’istituto della fondazione offre, rispetto ad altre soluzioni, maggiori garanzie, come ha precisato l’avvocato Paolo Bernasconi durante l’incontro. Perché gli statuti, e quindi gli scopi, non possono essere cambiati a piacimento e perché esiste un organo di vigilanza. Il che è un vantaggio sia per il pubblico, sia per il privato che trova un soggetto forte con cui dialogare – e magari fare delle donazioni. Il secondo punto riguarda la definizione di una strategia e la chiara separazione dei compiti istituzionali, scientifici, tecnici e d’impresa, essenziale per la convivenza di esigenze pubbliche e private.