Regolati i conti nell’Unione, la cancelliera deve convincere l’Spd
Berlino – Superata la crisi col ministro bavarese, Angela Merkel sarà davvero in salvo solo se i socialdemocratici le daranno ancora una volta una mano, e si faranno andar bene i “centri di transito” di Horst Seehofer. Un copione già recitato, ma ogni volta più indigesto ai partner di governo dell’Spd.
Dopo aver accettato di aderire alla Grosse Koalition, per venire accusati di essere causa di instabilità politica, i socialdemocratici di Olaf Scholz e Andrea Nahles sembrano non avere scelta neppure questa volta. Riuniti ieri sera con gli altri partner della coalizione, i deputati Spd dovevano risolversi ad accettare o rifiutare (con le conseguenze prevedibili) l’accordo dell’Unione sui centri “extraterritoriali” per migranti registrati negli altri Paesi Ue.
Una intesa che per ora gode di pessima stampa. La “soluzione” che per Merkel non tradirebbe lo “spirito europeo” ha già provocato la reazione italiana e austriaca di cui diciamo qui sopra. Ma è soprattutto all’interno del suo governo che sono sorti i problemi. L’Spd non può accettare che i campi siano chiusi, né “che vi siano famiglie di migranti sorvegliate davanti ai recinti”. Nahles è stata chiara: «Prenderemo il tempo di cui abbiamo bisogno» per decidere. Martin Schulz, ormai senza cariche di partito, è stato anche più sincero: «Non può accadere che un paio di persone fuori di testa nell’Unione si insultino per settimane, e adesso l’Spd debba decidere in 24 ore». Aggiungendovi anche un attacco alla Csu che sacrifica tutto alle ragioni delle imminenti elezioni regionali in Baviera. «Un partito trainato dal testosterone di un uomo più giovane e dal trip egocentrico di uno più anziano» ha detto Schulz riferendosi a Markus Soeder e Seehofer.
La fragilità dell’impianto indicato da Merkel e Seehofer è stata rilevata anche da alcuni giuristi. Joachim Wieland, sull’‘Handelsblatt’, ha messo in dubbio la possibilità giuridica di stabilire che nella “zona transito” non si sia ancora arrivati in Germania. Una “finzione giuridica” non compatibile, secondo l’esperto, con la Costituzione tedesca.