Stringeremmo un po’ la cinghia
Se dovessimo trovarci in una situazione di autarchia alimentare avremmo calorie a sufficienza Lo scenario è immaginato dall’istituto Agroscope e prende in considerazione una sorta di embargo di viveri nei confronti della Svizzera
Premettiamo che si tratta di ipotesi difficilmente realizzabili ma sempre possibili. Cosa succederebbe se la Svizzera fosse costretta a rinunciare alle importazioni per l’approvvigionamento di viveri? Secondo un recente studio di Agroscope poco, almeno per la popolazione che avrebbe ancora cibo. Non saremmo, per intenderci, al Piano Wahlen degli anni Quaranta del secolo scorso. Tuttavia, bisognerebbe stringere la cinghia: ogni abitante avrebbe a disposizione al massimo 2’340 calorie al giorno. Tale valore è nettamente inferiore all’attuale consumo medio, pari a 3’015 kcal, ma si situa comunque al di sopra della maggior parte dei valori indicati dalla Società svizzera di nutrizione (Ssn), afferma Agroscope nello studio svolto per conto dell’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico e che verrà pubblicato sulla rivista specializzata ‘British food journal’. Insomma, finalmente potremmo buttare giù quel chiletto di troppo. La popolazione dovrebbe – secondo le simulazioni – limitarsi nel consumo di carne di maiale e pollame così come di uova, che rappresenterebbero ormai una quota molto modesta della piramide alimentare in questo scenario. Bisognerebbe diminuire fortemente anche l’utilizzo di olio commestibile, burro, panna e altri grassi, cioccolato, formaggio, pasta, vino e birra, e in maniera meno drastica quello di zucchero. Per contro si assumerebbero nettamente più latte e yogurt, prodotti da forno e patate e un po’ più di verdure, tutto di produzione nazionale. Visto che il consumo di latte fresco aumenterebbe, tutti i campi d’erba disponibili verrebbero utilizzati per la sua produzione. Una parte dei prati naturali verrebbe inoltre riconvertita, come durante la Seconda guerra mondiale, in terreni coltivabili. Anche l’effettivo di animali da reddito cambierebbe drasticamente, viene affermato nello studio. Si rinuncerebbe parecchio sia ad animali che mangiano foraggio concentrato (cereali, mais, soia) sia a quelli che si alimentano con foraggio grezzo (fieno, erba ecc). Di conseguenza gli effettivi di animali da macello e di pollame si ridurrebbero di quasi il 90%. La flessione nella produzione animale si spiega con il fatto che l’utilizzo diretto di alimenti vegetali è più efficiente dal punto di vista energetico rispetto alla lavorazione attraverso l’alimentazione degli animali da reddito. Le superfici agricole necessarie dovrebbero essere non meno di 440mila ettari. Nello studio vengono simulati scenari di grave penuria dovuta a importanti perdite di raccolto o a “politiche economiche restrittive da parte di altre nazioni, soprattutto grandi paesi esportatori”.