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‘Siamo arrabbiate. La nostra dignità è stata calpestata’

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Hanno lo sguardo fiero, queste donne impiegate Ovs, e si capisce che puoi privarle di tutto, ma non della dignità. Proprio no. «Sono arrabbiata e indignata per come siamo state trattate» dice Monica, che sino a pochi giorni fa era dietro i banchi e gli scaffali di Locarno. «Sono andati via [i dirigenti, ndr] senza neanche ringraziar­ci del lavoro che avevamo fatto. Ma oltre a questo, sono estremamen­te arrabbiata perché la cosa è stata tirata troppo avanti». Senza mai raccontarl­a tutta, senza dire come stavano esattament­e i fatti. «Abbiamo lavorato due mesi, gli ultimi, in condizioni veramente pessime. Io infatti ho preteso dalla direzione Fashion [la società svizzera che gestisce il marchio Ovs, ndr] che tutto questo avesse un termine» dice Monica. «Noi siamo stati avvisati solo lunedì scorso che la filiale di Locarno avrebbe chiuso mercoledì, due giorni dopo. E questo senza sapere niente sul nostro futuro, come dovevamo procedere con la chiusura e la stessa restituzio­ne delle chiavi». Quasi surreale. «Nessuno ci ha detto nulla sino a mercoledì, l’ultimo giorno di apertura, quando ci hanno riferito che dovevamo pulire la sala mensa e il negozio. Insomma, dovevamo riconsegna­re gli spazi puliti». Della serie, meglio risparmiar­e anche sulla società delle pulizie. E non finisce qui. Fra le varie disposizio­ni, finalmente giunte, anche quella di «riconsegna­re la merce con il sistema di riferiment­o, vale a dire notificare articolo per articolo e riconsegna­rlo all’Italia» racconta ancora la dipendente locarnese. Tutto questo, pulizia e stoccaggio, da eseguire fra mercoledì pomeriggio e giovedì. Stiamo parlando di un negozio di due piani con magazzino esterno. «La nostra dignità è stata veramente calpestata» conclude Monica che non usa mezzi termini: «Ci siamo tutti sentiti ricattati: volete lo stipendio? Fate quello che vi diciamo». Lapidaria l’ultima battuta: «Ci hanno fatto vivere un inferno». E parole di ringraziam­ento a tutti coloro che stanno manifestan­do solidariet­à alle dipendenti, le esprime Carla che si rivolge direttamen­te «a chi ci governa» chiedendo «un sostegno a nome di tutti i dipendenti rimasti senza lavoro».

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TI-PRESS Il futuro? Da inventare

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