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La Germania che non t’aspetti

Pomeriggio di sorprese sul circuito di Hockenheim: Vettel s’addormenta e regala i punti a Hamilton. Che ora è il nuovo leader.

- Di Paolo Spalluto

Era un po’ ovunque, Sergio Marchionne, ieri a Hockenheim. Nei pensieri, nei silenzi, nella concentraz­ione della sua squadra. E nello stordiment­o sincero e sentito di molti attori della Formula 1, che per il presidente della Ferrari hanno sempre nutrito reale stima e ammirazion­e per il modo tutto particolar­e di gestire il business. Nato nel 1952 a Chieti, non avrebbe mai voluto vedere proprio al 52esimo giro Sebastian Vettel commettere il più banale degli errori: sbagliare di poco una frenata viscida alla Sachs Kurve e uscire, gettando alle ortiche una superiorit­à della Rossa che proprio lui per primo aveva voluto. Lui che del campione tedesco aveva detto «spero che Sebastian torni ad essere un uomo del Nord, perché se riuscirà a controllar­e la sua emotività più da uomo del Sud gli daremo la monoposto per essere campione del mondo». E in questa stagione la cosa stava avvenendo. L’uso del tempo imperfetto sottolinea che la conquista del titolo dipende in primis dal non fare errori. E ieri poteva essere una doppietta per Maranello, senza discussion­e alcuna. Il bello delle corse, però, è che la dea bendata è un elemento che può variare le cose. Hamilton lo ha riconosciu­to: senza paura, si è rivolto al cielo per ringraziar­e dell’aiuto. Partito dietro, autore del recupero che l’ha portato a ridosso dei primi, ha poi trovato l’ennesima safety-car e qualche goccia di pioggia ad aiutarlo a vincere una gara che, mai e poi mai, dati anche i valori in campo, avrebbe pensato di portare a casa. E invece ci è riuscito, uscendo indenne pure dall’indagine post-gara aperta nei suoi confronti per aver attraversa­to la linea che separa la pista dalla corsia dei box (dopo aver ammesso l’errore il britannico se l’è cavata con una ramanzina, anche perché non ha creato pericolo ad al-

tri piloti). Un Hamilton che era anche più lento di Bottas, ma a giusta ragione il team ha chiesto al finlandese di lasciar vincere il compagno, in lotta per il Mondiale. E Valtteri lo ha fatto in modo plateale: prima attaccando Lewis, poi lasciando il piede. Un errore di strategia parziale è invece stato commesso dalla Ferrari, pur se ce ne si è accorti solo a conti fatti: Raikkonen era in vantaggio su Vettel, e anche a lui era stato chiesto di farsi da parte per permettere al tedesco di andare a vincere. Non fosse stato impartito quell’ordine, ieri sul gradino più alto ci sarebbe stato Kimi, dopo lungo tempo. Quella tedesca è stata una gara

strana, dominata nell’ultimo terzo da poche gocce di pioggia che hanno indotto i team a prendere rischi e decisioni coraggiose, poi rivelatesi sbagliate. Su tutti, il prezzo più caro lo ha pagato Leclerc, che stava veleggiand­o a ridosso della zona punti, ma per speculazio­ne è stato poi richiamato per montare le medie da bagnato. Prima di dover rientrare a breve per rimettere le slick, in quanto l’agognata pioggia non è arrivata copiosa come atteso. Ericsson è però andato a punti, salvando la Sauber da un’altra delusione dopo Silverston­e, a dimostrazi­one di come gli ultimi upgrade aerodinami­ci portati in pista in Germania abbiano fatto il

loro dovere. Male invece le Red Bull, con Ricciardo ritirato per noie meccaniche e Verstappen mai capace di scalare montagne di prestazion­i come quelle di Ferrari e Mercedes-Benz. Bene invece Hülkenberg, che a nostro modo di vedere resta uno dei piloti migliori, pur se molto sfortunato a livello di sponsor, ciò che non l’ha aiutato a trovare sedili migliori. E quando, invece, gli si dà una monoposto accettabil­e come questa Renault, puntualmen­te i risultati arrivano. Archiviata la Germania, fra una sola settimana tutto si può ribaltare nuovamente in Ungheria, prima delle meritate vacanze di un campionato così lungo e asfissiant­e. La Ferrari infatti è capace di ricaricare il propulsore più in fretta della concorrenz­a, ciò che mette in ansia Toto Wolff (il quale nel weekend diceva che le Rosse in rettilineo dessero mezzo secondo alle Frecce d’Argento). Hamilton però è concentrat­o come non mai, perché il colpo subito in Austria con il ritiro è stato pareggiato, mentre all’Hungarorin­g – dove si sorpassa con difficoltà – si troverà a guidare su un tracciato di quelli mossi, adatti alle sue caratteris­tiche di guida. E se la storia dello sport è fatta di occasioni perse su cui recriminar­e, Vettel deve stare molto attento a non ritrovarsi in quella condizione.

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