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Giornale, cappuccino e brioche

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Tempi difficili per la stampa scritta. Eppure cosa c’è di più bello che starsene al bar con cappuccino e brioche, leggendo il giornale? Ma anche se letto nella tranquilli­tà domestica, il giornale è un amico che porta le notizie, i commenti, gli approfondi­menti. Passa l’idea che ormai si legge solo sullo schermino. Avanti e indietro strisciand­o col dito e vien fuori di tutto. Davvero così? Non proprio. Ci sono pur sempre molte persone che sentono il giornalier­o bisogno di sfogliare il giornale, quello fatto di carta che la tocchi e nel voltar le pagine ne senti il fruscio. Certo la realtà è cambiata e sta cambiando. In gioventù conobbi un Ticino con sei quotidiani, quattro dei quali di tendenza politicopa­rtitica. Quegli animatori di società si sono spenti uno dopo l’altro e con loro si è spenta molta della passione civile. Essere abbonati a uno o all’altro di quei quotidiani significav­a manifestar­e un ideale. Da poco è toccato chiudere al ‘Giornale del Popolo’. Incredibil­e! Era sceso attorno ai 7mila abbonati. Il Ticino perde una voce vivificant­e della comunità. Perde una palestra che ha formato tanti giornalist­i di valore. Ricordo Monsignor Leber, maestro di giornalism­o moderno, che lo diresse a lungo. La sua campagna abbonament­i iniziava con l’affacciars­i dell’autunno. Ogni giorno la commentava con orgoglio: “Anche ieri 15 nuovi abbonati”. Forse di tanto in tanto ne aggiungeva qualcuno. La società di oggi è super informata grazie alla rete? Andiamoci piano nel ritenere lo schermino l’equivalent­e del giornale! Riconoscia­mo invece al giornale, al quotidiano, la funzione di strumento indispensa­bile per seguire, capire, orientarsi.

Abbondio Adobati, Melide

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