L’attempata regina del Ceresio
A una signora, si sa, l’età non si chiede. Della trasparenza tuttavia Lugano vuol fare uno dei suoi segni di riconoscimento, e così da un paio d’anni pubblica regolarmente tutte le proprie cifre nell’interessante opuscolo ‘Lugano in Cifre’. Età dei suoi abitanti compresa. Ne emerge che il luganese medio ha superato l’anno scorso i 45 anni. Un dato fine a sé stesso però, se non confrontato con quello delle altre dieci maggiori città elvetiche, club in cui la città ticinese siede grazie alle aggregazioni del 200413. Ed è proprio dal paragone che questi 45 anni diventano indice di ‘anzianità’.
Segue dalla Prima Lugano non è solo il più anziano, ma – e forse il ‘problema’ sta qui – è l’unico grande centro urbano nel Paese che non sta ringiovanendo. Alla crisi urbana degli anni Settanta/Ottanta, le altre città elvetiche hanno risposto, Lugano non ancora: invecchiamento a parte, la popolazione è in calo. Sebbene – come buona parte del Ticino – goda dello status di ‘Florida della Svizzera’, con un considerevole numero di pensionati che la scelgono come buen retiro, Lugano deve reagire affinché questo trend non spenga la città in un futuro non troppo lontano. L’esempio può arrivare da Oltralpe: affitti sostenibili, una buona offerta di posti di lavoro e possibilità di carriera in settori attrattivi, un’efficiente rete di trasporti pubblici, un’elevata qualità di attività culturali, sportive e ricreative. Il ritardo rispetto agli altri agglomerati può essere a breve colmato. Dal master in medicina al tram-treno, dalla crescita delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale alle attualissime strategie su pigioni moderate e commerci: la volontà politica c’è, i cantieri sono in fermento. Gli strumenti – come ‘Lugano in Cifre’ – per riconoscere i margini di miglioramento, pure. Servono costanza e pazienza, e fra qualche anno – alla pubblicazione delle nuove statistiche – titoleremo diversamente.