Articolo 6: premesse per l’avanzamento
Dati importanti emergono da una verifica sul “regolamene concernente i gradi e le promozioni presso la Polizia cantonale”, indispensabili per una buona comprensione del processo istituzionale che ha portato alla contestata promozione dell’agente condannato due anni fa per i suoi commenti razzisti su Facebook. Il primo articolo del citato documento determina l’oggetto: “Il presente regolamento definisce i gradi e i percorsi di promozione degli agenti della Polizia cantonale”. Il secondo invece distingue tra le promozioni per anzianità per i titolari di “funzioni senza responsabilità particolare di condotta” che sono conferite senza concorso; e “le funzioni con responsabilità di condotta o specialistiche” (tra le quali il grado di ‘sergente maggiore’) che sono assegnate tramite concorso. È in particolare l’articolo 6 “premesse per le promozioni a funzione con condotta” a stabilire la correttezza, dal punto di vista formale, della decisione della Polizia cantonale, ratificata dal Consiglio di Stato, di promuovere l’agente a ‘sergente maggiore’ nonostante i suoi precedenti penali. Mentre il punto 3 stabilisce che una condanna per reati gravi o con colpa grave rappresenta, di regola, un motivo di esclusione da un concorso, al capoverso 4 si legge che: “In caso di condanna iscritta a casellario per reati di lieve entità o con colpa lieve, rispettivamente sanzioni disciplinari comminate negli ultimi 2 anni dal giorno della scadenza del concorso, la Commissione disciplinare interna della Polizia cantonale decide se essi rappresentano motivo di esclusione dalla selezione per un concorso a una funzione superiore”. Ergo: in un caso come questo spetta alla commissione disciplinare interna decidere se un agente con tali antecedenti debba essere escluso o meno dalla selezione. «La scelta è stata fatta a fronte delle capacità professionali dimostrate dall’agente nell’ultimo periodo della sua attività – spiega Renato Pizolli, portavoce della polizia – e in ragione del fatto che ha scontato le sanzioni comminategli, sia amministrativamente sia penalmente»; dichiarazioni che confermano, di fatto, che è stata la commissione disciplinare della ‘Polcant’ a ritenere ammissibile la candidatura per essere promosso a una funzione superiore dell’agente condannato nel 2016 per ‘istigazione alla discriminazione razziale’. Chiarito l’aspetto istituzionale, la questione si pone ora sul fronte politico: ma l’intero Consiglio di Stato era a conoscenza dei precedenti dell’agente indicato dalla Polizia cantonale prima di ratificare la promozione a ‘sergente maggiore’? Il dossier resta aperto.