Abusi a Biasca, un dubbio rinvia il processo
Messa in discussione la corretta traduzione della deposizione di una delle due giovani vittime di un 24enne tunisino. L’audizione sarà verbalizzata nuovamente.
C’è una traduzione potenzialmente errata nella deposizione di una giovane vittima all’origine del rinvio del processo a porte chiuse nei confronti di un 24enne tunisino comparso ieri mattina di fronte alla Corte delle Assise criminali del Tribunale penale cantonale di Lugano, presieduta dalla giudice Rosa Item. L’uomo è accusato di atti sessuali con fanciulli per aver abusato di due sorelle di otto e sei anni. I fatti sarebbero accaduti la sera dello scorso 20 febbraio al Centro richiedenti l’asilo di Biasca, dove soggiornavano l’imputato e le bambine (che nel frattempo sono state trasferite in un altro centro). L’avvocato difensore Lucrezia Serafino ha parlato di errori chiari e compromettenti nella traduzione di due punti chiave della deposizione (avvenuta la sera stessa dell’accaduto) di una delle due vittime, nei quali si descrivevano nel dettaglio gli abusi che, seppur di grave entità, non sono tuttavia sfociati in rapporti sessuali completi. La testimonianza era stata confermata dalla madre. «Non si possono tollerare errori simili in sede di interrogativo», ha detto la difesa, prima di chiedere la scarcerazione in attesa del prossimo dibattimento. In rappresentanza dell’accusa il procuratore pubblico Arturo Garzoni, visibilmente contrariato di fronte alla presentazione all’ultimo momento di tali scenari (settimana scorsa c’è stata un’udienza preliminare nella quale era possibile presentarli), si è rimesso alla decisione della Corte, la quale ha respinto la richiesta di scarcerazione (l’imputato è tornato dietro le sbarre) stabilendo però che l’intera deposizione venga nuovamente verbalizzata da un traduttore che conosca il dialetto curdo (‘Badini’) parlato dalla giovane vittima. Non è la prima volta che un richiedente l’asilo viene accusato di atti sessuali commessi nei centri di accoglienza in Ticino. Due gli altri casi recenti, entrambi all’ex caserma di Losone. Il 3 novembre 2014 un 17enne eritreo stuprò una connazionale e fu condannato a 9 mesi di carcere, mentre due somali di 15 e 18 anni sono sospettati di aver abusato di una connazionale maggiorenne nel febbraio del 2016.