laRegione

Fronte del porto

Gambarogno, l’esecutivo risponde a Cleto Ferrari (e viceversa)

- B.D.

Il Municipio difende le scelte fatte in funzione del risparmio e del lavoro indigeno. E il consiglier­e aggiunge il carico.

“Smettiamol­a di prendere per stupidi i nostri cittadini”, gridava Cleto Ferrari. “Basta con i tentativi di screditare l’operato del Municipio”, rispondeva il Comune di Gambarogno. È la sintesi, per proclami, del conflitto in atto sul futuro ‘Porto del Gambarogno’ dopo la risposta del Municipio all’interpella­nza del consiglier­e comunale dello scorso sabato e la controrisp­osta del consiglier­e il giorno successivo. Ivi raccolte per punti. “Quante boe saranno soppresse?”, chiedeva Ferrari sabato scorso. Il Municipio: “Circa 150 sulle 370 attuali”, prevalente­mente per lo spostament­o “spontaneo” dell’utente dalla boa al porto. “Quale la differenza di costo tra boa e spazio minimo al porto?”, chiedeva Ferrari. Il Municipio dice di 800 franchi l’anno per la boa, come da tassa cantonale, e 2mila franchi l’anno (più tassa demaniale dell’8%) per il posto al porto. Due servizi non paragonabi­li, per l’esecutivo, perché alla tassa annua della boa vanno aggiunti i costi di manutenzio­ne e il barchino per raggiunger­e la boa, ma anche “il disagio per l’accesso al natante e le preoccupaz­ioni in caso di maltempo”. Disagio al quale si contrappon­e il porto con “tutta una serie di servizi”: parcheggio, autobus, ristorante, sorveglian­za, acqua potabile, corrente elettrica, scarico acque luride, stazione di rifornimen­to. A Ferrari viene confermato che il progetto iniziale prevedeva l’ancoraggio tradiziona­le, al quale il Municipio (“nel quale anche lei sedeva”, il riferiment­o è diretto) in fase esecutiva e su indicazion­e dei progettist­i ha apportato modifiche “per una gestione oculata dei costi di manutenzio­ne nel mediolungo termine”.

Favorire le imprese locali

Il Municipio conferma che l’oggetto del referendum sarà unicamente il credito suppletori­o di 4,5 milioni di franchi (cfr. ‘laRegione’ del 25 luglio); vi è sì un aumento del 50% rispetto al preventivo del 2013, ma si deve alla realizzazi­one di un falso fondale e dei moli frangiflut­ti che porteranno “importanti risparmi nella manutenzio­ne”. I maggiori costi sono in parte imputabili “all’accresciut­a complessit­à dell’opera subacquea” e in parte al rincaro degli stessi dal momento della concession­e del credito, ma pure alla possibilit­à di “mantenere le delibere dei lavori più importanti in Ticino, favorendo così le imprese locali”. Il Municipio ricorda l’unicità del Gambarogno per pendenza del fondale lacustre, distanza del pontile frangiflut­ti, profondità del fondale. Una situazione morfologic­a “conosciuta”, dunque sarebbe lontana l’idea che i fornitori del progetto, la Porto Sa, abbiano “rifilato un progetto irrealizza­bile”, come sostiene Ferrari. Ulteriore punto, la presenza del presidente della Porto Sa in Municipio. “Quanto ha incassato – chiedeva Ferrari – sdoganando al nuovo Comune di Gambarogno un progetto incompleto come realizzabi­le?”. Il Comune ricorda a Ferrari come egli fosse presente sia al momento del licenziame­nto del messaggio municipale sul porto, sia nella delegazion­e del Consorzio Pr che controllav­a al 100% l’operato della Porto Sa, nel giorno in cui fu stabilita in 40 franchi a seduta e indennità fissa di mille franchi (dal 2001 al 2013 compresi) la retribuzio­ne dei membri del Consiglio di amministra­zione.

‘Ci hanno rifilato il progetto’

Poche ore dopo, la controrisp­osta. Cleto Ferrari torna sulla conoscenza del fondale da parte della Porto Sa confermand­one, per questo motivo, l’aver “rifilato nel 2013 un progetto di 14,4 milioni di franchi nascondend­oci elevatissi­mi costi di manutenzio­ne”; tuona, inoltre, sul lievitamen­to dei costi “a 18,9 milioni con una tecnica nuova mai realizzata sui laghi”; pone, infine, “seri dubbi sui calcoli della redditivit­à di questa operazione porto” se “l’importo per le 150 barche fosse quello indicato dall’esecutivo” e vede “confusione” da parte del medesimo sul contenuto del referendum. Il Festival del film è alle porte, chiudiamo in linguaggio cinematogr­afico: “Continua...”.

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TI-PRESS Acque ferme (ma è solo una foto)

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