Prosciolto dal riciclaggio
Prosciolto dalle Assise correzionali un 51enne italiano, con natali in Argentina, ex consulente di una banca luganese, accusato di riciclaggio di denaro per aver ‘incassato’ un assegno di oltre un milione e mezzo di dollari frutto di un illecito: ‘Non è possibile concludere – ha spiegato il giudice Amos Pagnamenta – che l’imputato sapesse del crimine’.
Un atto d’accusa accolto a metà quello sottoscritto dalla procuratrice capo Fiorenza Bergomi nei confronti di un 51enne, cittadino italiano, ma con origini argentine (è nato a Cordoba), chiamato ieri davanti alle Assise correzionali di Lugano per riciclaggio di denaro. L’uomo, un ex consulente di una banca luganese, era accusato di aver ‘incassato’ fra il giugno e il settembre 2011 un assegno di oltre un milione e 600mila dollari, frutto – secondo il magistrato – di un illecito ed emesso da un istituto di credito di Panama. Non di questo parere il giudice, Amos Pagnamenta, che ha prosciolto il cinquantenne per il reato di riciclaggio in quanto «non è possibile concludere – ha spiegato il presidente della Corte – che l’imputato sapesse che l’assegno provenisse da un crimine». L’ex consulente – secondo quanto evidenziato nella sentenza che lo ha invece condannato a 30 aliquote giornaliere (sospese) di 10 franchi – è stato invece giudicato colpevole per carente diligenza in operazioni finanziarie: «Ha in effetti agito – ha rimarcato il giudice – con leggerezza». Fatti che, peraltro, l’imputato ha ammesso, sostenuto dal suo avvocato, Marco Bertoli, che nella sua arringa ha puntato il dito su altri colpevoli: «Il mio assistito ha agito senza sì diligenza, ma ha avuto a che fare con un cliente già della banca, e mettendo a conoscenza sempre i suoi superiori. In prima persona ha comunque agito con una clamorosa negligenza, peraltro riconosciuta». Lieve è stata, dunque, giudicata la colpa dell’uomo, anche per aver agito in una singola operazione. A pesare favorevolmente sulla sospensione della pena pecuniaria la collaborazione fornita dall’imputato, l’assunzione delle proprie responsabilità e il lungo tempo trascorso dai fatti (7 anni).