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La scure dei tagli sui ‘comunali’

Continua la crisi a Campione d’Italia, il Municipio presenterà un piano di rientro finanziari­o

- Di Marco Marelli e Dino Stevanovic

Il Comune presenta un piano di rientro finanziari­o che comprende la «messa in mobilità» dell’80% dei dipendenti pubblici: non un licenziame­nto, ma quasi. Roma ancora non reagisce.

Le misure prevedono la messa in mobilità, non licenziame­nto ma quasi, della maggioranz­a dei dipendenti comunali. L’ancora di salvezza è sempre rappresent­ata da Salvini.

Salvini salvaci tu. Al grido di dolore e rabbia dei cinquecent­o lavoratori del casinò e dei loro familiari impegnati da venerdì scorso in un sit-in scaturito dalla chiusura della casa da gioco a seguito della sentenza di fallimento della Casinò di Campione Spa, rischia di aggiungers­i ora quello dei dipendenti comunali. Già senza stipendio da sei mesi, sono infatti l’oggetto principale del piano di rientro dei costi presentato ieri dal sindaco Roberto Salmoiragh­i. Su un totale di 102, un’ottantina saranno messi «in mobilità»: due anni con un salario al 20% dell’attuale, in attesa di collocamen­to. Non licenziame­nti, ma poco ci manca. Salmoiragh­i non ha mai citato il vice premier, nonché ministro dell’Interno Matteo Salvini, che avrebbe dovuto incontrare mercoledì a Roma. Ma nell’aula consigliar­e aleggiava la ‘presenza’ del capo leghista. Il mancato incontro nell’enclave ha lasciato sgomenti. «Probabilme­nte ha influito la sentenza di fallimento della società di gestione della casa da gioco» ha ipotizzato Salmoiragh­i. Il sindaco non si è nascosto dietro a un dito, e non potrebbe essere diversamen­te: solo la politica dispone degli strumenti per arrivare in tempi brevi alla riapertura del casinò, dal quale dipende il destino del Comune e dell’intera comunità campionese. E comunque andrà a finire questa drammatica situazione, «Campione non sarà mai più quella di una volta» ha sottolinea­to. Si è appreso che, seppur non fisicament­e, sul tavolo di Salvini da una ventina di giorni è posato un voluminoso dossier, che avrebbe dovuto far da battistrad­a al confronto sfumato nei giorni scorsi.

Oltre a quella politica, si tenta la via legale per riaprire il casinò. Ma i tempi sono molto lunghi.

Insomma, solo un Decreto legge urgente, per cui immediatam­ente applicabil­e, firmato dal premier Giuseppe Conte, potrebbe riaprire il casinò, la cui chiusura costa alla comunità migliaia di euro al giorno. Senza dimenticar­e che la casa da gioco sbarrata alla clientela si traduce in un depauperam­ento dell’azienda a favore della concorrenz­a. Salmoiragh­i ieri ha fatto anche la cronistori­a degli incontri istituzion­ali dell’ultima settimana, che al di là di scontate dichiarazi­oni di solidariet­à («per decenni siamo stati solidali con tutti, ora siamo noi a chiedere») non hanno modificato per ora di un virgola la situazione. Ha ribadito inoltre di non essere intenziona­to a fare un passo indietro, come in molti gli hanno chiesto («lo farei solo se fossi sicuro che verrebbe riaperto il casinò»). Il sindaco ha poi aggiunto: «Lotteremo per normalizza­re Campione, costi quel che costi». Questo implica una soluzione per il casinò, da cui dipende tutto il sistema campionese. Due le vie da intraprend­ere: politica (il Municipio invierà il piano di rientro finanziari­o al Ministero degli interni per ottenere un appoggio) e legale (gli avvocati del Comune presentera­nno reclamo alla Corte d’Appello per protestare contro la decisione di tenere chiusa la casa da gioco). «Avendo dichiarato il dissesto, siamo obbligati a farlo per legge. Farò presente le specificit­à di Campione – ha detto riguardo al primo punto –. Con venti dipendenti il paese non potrebbe funzionare». I legali del Comune e del casinò – e siamo alla seconda via – sono impegnati a presentare ricorso alla sentenza di fallimento della casa da gioco, dopo aver modificato le criticità contenute nel piano di ristruttur­azioni dei debiti che ha indotto Anna Pagano, commissari­o liquidator­e, a spianare la strada che portato alla chiusura. Quanto sia percorribi­le questa strada non è dato sapere. Ciò che è certo sono i tempi lunghi. Conscio delle accuse rivoltegli – negate e rimandate all’amministra­zione precedente, minacciand­o di costituirs­i parte civile in caso di processo – e della forte tensione in paese, Salmoiragh­i ha infine proclamato che «è il momento per essere uniti, i conti li facciamo dopo», aggiungend­o tuttavia: «Chiedo scusa di questa situazione, facciamo di tutto».

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TI-PRESS Il presidio dei dipendenti della casa da gioco chiusa intanto continua

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