Cos’è il razzismo oggi
Col termine razzismo si indica la pretesa di superiorità di un gruppo umano sugli altri. Esso si manifesta di solito nei gruppi più potenti economicamente e socialmente contro gruppi più deboli: negli abitanti del Nord rispetto ai connazionali del Sud, nei “bianchi” rispetto ai “neri”, con l’eccezione però come si nota spesso, dei professionisti, degli imprenditori, degli atleti e dei politici neri. È sbagliato dire che il genere umano è diviso in razze e che, come voleva dimostrare il nazismo, le razze hanno un fondamento biologico: infatti si è dimostrato che è impossibile classificare in razze (…)
Segue dalla Prima l’umanità poiché a differenza degli animali l’uomo si è “mescolato” nel corso dei secoli e continua a mescolarsi in tutte le sue varietà: ne è un esempio il popolo europeo costituito da ripetute ondate migratorie di genti diverse dal Nord, dal Sud, dall’Est, dall’Ovest e ripetutamente rimescolato grazie alle migrazioni interne. Perciò oggi si tende sempre più a parlare di “razza” solo a proposito di animali e piante, mentre per gli uomini si parla di “gruppi etnici”, differenziati da fattori culturali e linguistici. Il razzismo si manifesta quindi tra gruppi etnici diversi come ad esempi tra “bianchi” e “neri”. Dal punto di vista biologico le differenze fra i due gruppi sono insignificanti e legate solo a caratteristiche superficiali eppure, queste differenze, proprio perché sono immediatamente visibili, sottolineano e rendono meno accettabili la differenza di cultura, intesa come mentalità, lingua, abitudini e modo di vita. Fino a qualche anno fa, noi europei condannavamo il razzismo che avveniva nelle altre parti del mondo, pensando di essere immuni a queste discriminazioni, ma, ora che il nostro continente sta diventando meta di una sempre più intensa immigrazione, alcuni episodi riferiti dai giornali e tanti altri che si verificano ogni giorno senza essere amplificati dai mass media dimostrano che anche da noi il razzismo nei confronti degli immigrati si sta affermando sempre più. Dovremmo guardare all’immigrazione con occhi diversi, come dice Pietro Calabrese: “La diversità può essere motivo d’orgoglio, la convivenza con popoli di lingua e religione diverse non può che arricchirci. Dall’esperienza di Don Luigi Ciotti si può capire che il razzismo non è rivolto solo a gruppi etnici diversi ma anche a livello internazionale, tra Nord e Sud. Riflettendo sulle sue parole: “Molti di noi hanno vissuto sulla loro pelle l’immigrazione. Perdere questa memoria significa non avvertire che l’immigrazione non è mai una minaccia, ma risorsa e ricchezza”, non possiamo che dargli ragione. Ben più grave è il problema a livello mondiale. La ragione sta nel calo demografico delle nazioni più sviluppate, fra le quali l’Europa, a cui corrisponde l’incremento delle popolazioni del Terzo Mondo. Di conseguenza, l’immigrazione è destinata ad aumentare. Il razzismo di un razzista è facile da combattere, perché visibile, esecrabile, spesso caricaturale; certo violento ma facilmente perseguibile dall’opinione pubblica. I muri imprigionano chi li costruisce. Il razzismo quindi non è solo un fenomeno lontano, di un’altra epoca, oppure di gruppi politici minoritari. Esso è sempre presente e può ripresentarsi perché l’essere umano ha dimostrato di avere una certa suscettibilità al razzismo. La storia e l’approccio critico ai problemi rimangono probabilmente i suoi unici antidoti. Per questa via si scoprirà, ad esempio, che oggi nessun biologo serio ritiene fondata l’esistenza delle razze umane.