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Decalogo elettorale

- Di Lorenzo Erroi

Cara/o candidata/o, anche qui da noi si sta aprendo la stagione elettorale. In ossequio alla vocazione di pubblico servizio che dovrebbe essere l’anima del giornalism­o, eccoti un breve decalogo per il successo, ispirato al fulgido esempio della ‘vicina Penisola’ (e non solo). Caveat emptor: questi sono i consigli per farti eleggere, non per governare. Sembra strano, ma sono cose diverse.

I. Spàcciati per outsider

Non importa se sei alle prime elezioni o sono trent’anni che bazzichi commission­i e cda.

Segue dalla Prima Ricordati che i ‘poteri forti’ sono sempre gli altri. Proponiti come il novello Davide contro il Golia delle élite. Se un immunologo ti contesta una boiata sui vaccini, di’ che lo paga big pharma. Se un contabile ti fa presente che non ci sono i soldi per il tuo progetto di andare in pensione dopo le medie, rispondi che non saranno Soros o la Bilderberg a insegnarti l’economia. Se sbagli un congiuntiv­o, spiega che ti sei fatto da solo e mica frequenti i radical chic col Rolex (mi raccomando quella del Rolex: quest’anno va un casino).

II. Sii ‘contro’

Non essere troppo propositiv­o, ché poi qualche scioperato che spulcia il tuo programma lo trovi sempre. Rispetta il sempiterno adagio scritto su un muro di Pisa: “Sempre e comunque contro chiunque”. Sfida le barriere del buonsenso, le leggi dell’economia e della politica rappresent­ativa (basta liquidarle come ‘pensiero unico’). Manda a memoria le parole del poeta peruviano Augusto Lunel: “Siamo contrari a tutte le leggi, anche quella di gravità”.

III. Usa le bufale

Non dovrei dirtelo, nel 2018, ma magari sei di quegli idealisti che nemmeno usano Twitter. Mettiti al passo. Qualsiasi notizia falsa o distorta va bene purché faccia il tuo gioco: i ‘finti’ annegati, i complotti, le scie chimiche. Tu posta, riposta e condividi. Vai sulla quantità, non sulla qualità: se poi qualcuno ti sbufalerà, sarai già dieci fake news più avanti, e quello stara lì a ululare nel deserto. Come dice Claudio Cerasa, conta la viralità, non la realtà.

IV. Attacca i media tradiziona­li

Fa il paio col punto sopra. A cosa servono i giornalist­i (altra ‘élite’, ovvio) se chiunque può svegliarsi alla mattina, scopiazzar­e la prima cosa che trova su qualche sito di sciroccati e distribuir­la urbi et orbi? Napoleone temeva i giornali ostili “più di centomila baionette”. Trump e Grillo insegnano che alle baionette si può rispondere col lanciafiam­me: impara da loro.

V. Asseconda i pregiudizi

Sei un politico, non il padreterno: impara che non puoi cambiare le percezioni comuni. Se va di moda l’‘emergenza migranti’ rispetta questo pregiudizi­o, anche se i dati ti dicono il contrario. Se ‘laggente’ è convinta che ci sono stupratori e borseggiat­ori dietro a ogni angolo, vendigli una politica da film con Tomas Milian. L’alternativ­a è spiegare bene le cose: non paga e passi pure per professori­no.

VI. Prima i nostri

Come ai tempi di Stalin, l’accusa di ‘cosmopolit­ismo’ spalanca le porte dei gulag. Non importa se pensi che a questo mondo, a chiudersi ciascuno in casa propria, ci si perde tutti. Dimentica David Ricardo e Immanuel Kant. Frequenta tutte le feste della luganighet­ta, metti le bandiere sul balcone, parla dialetto anche se i tuoi erano di Catanzaro. Non dimenticar­e i pipponi sui valori occidental­i, la famiglia e le tradizioni: chi non radica non rosica.

VII. Vendi paura

Non fare come quei fighetti che parlano di ‘umanità’ e dicono che ‘nessuno è illegale’, e son tutti lì con gli occhi lucidi a contemplar­e arcobaleni di ottimismo. Prima legge del marketing: se vuoi vendere il tuo prodotto non devi far sentire la gente felice; la devi far sentire scontenta e frustrata, e illuderla che comprando te starà meglio. Le parole chiave sono ‘emergenza’, ‘invasione’, ‘minaccia’.

VIII. Sii cattivo

Fatti passare la malsana idea che l’antonimo di ‘buonista’ sia ‘bastardo’: al Paradiso penserai poi. Ora considera che c’è una tigna in giro come mai prima, son tutti imbufaliti e non si ricordano neanche con chi e perché. Chiama gli esodi di migranti ‘crociere’ e ‘pacchia’; sfotti le minoranze e i disabili come fa The Donald; insulta tutto e tutti. Così anche i giornalist­i si divertiran­no, e bene o male parleranno di te. Non vorrai mica passare per ‘utile idiota’ del ‘politicall­y correct’, vero?

IX. Sii giustizial­ista

Manette, manette, manette. Dai un’occhiata a cosa scrivono sui social quando esce la notizia di un crimine efferato: “Fuori i nomi!” “Impicchiam­olo!” “Pena di morte!” Che non ti sfiori neanche l’idea di parlare di priorità della riabilitaz­ione sulla punizione, di contesti sociali svantaggia­ti, di alternativ­e al carcere. Roba che finisci come Silvio Pellico.

X. Sii ‘democratic­o’

Qualunque cosa succeda, non accennare mai – MAI! – al fatto che la democrazia è cosa ben diversa dal semplice volere della maggioranz­a. Non ti impegolare in discussion­i sulla separazion­e dei poteri, sul ruolo delle rappresent­anze, sul fatto che non sempre uno vale uno. Da lì a finire fucilato come nemico del popolo, son tre secondi e due decimi.

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