Il Chuv cerca partorienti in casa
Nascere tra le mura domestiche potrebbe evitare allergie ed eczemi
Partorire in casa invece che in ospedale porta vantaggi per la salute? È a questa domanda che il Centro ospedaliero universitario vodese (Chuv) vuole rispondere, lanciando uno studio per paragonare a livello batterico i parti effettuati in un’abitazione con quelli eseguiti in un nosocomio. Per tale ragione cerca una cinquantina di future mamme che vogliono dare alla luce il figlio fra le mura domestiche. “Ci sono sempre più donne secondo le quali un parto meno medicalizzato è meglio. Siccome siamo un ospedale universitario, cerchiamo prove scientifiche”, ha spiegato ieri David Baud, capo del reparto di ostetricia del Chuv. Il suo laboratorio parte dal presupposto che un parto in casa avviene in presenza di una vasta gamma di “batteri famigliari”, cosa che non succede in ospedale. Si tratta quindi di capire se le mura domestiche siano effettivamente il luogo ideale per una nascita. I “batteri famigliari” potrebbero ad esempio aiutare ad evitare allergie. Diversi studi effettuati in Olanda – Paese nel quale un quarto dei parti avviene tra le mura domestiche – hanno infatti mostrato che bambini di sei anni che sono nati in casa presentano meno forme di allergie alimentari ed eczemi, rispetto a quelli nati in ospedale. “Pensiamo che il primo contatto tra batteri e il sistema immunitario, stabilisca molte cose della vita futura” ha affermato Baud. Venire in contatto con batteri in età giovanissima potrebbe infatti rafforzare il sistema immunitario, evitando così il presentarsi in futuro di alcune allergie. Attualmente, la squadra di Baud ha trovato sei volontarie, delle quali tre hanno già partorito, e ne cerca ancora una cinquantina. La partecipazione consiste in qualche prelievo molto semplice a livello vaginale, epidermico (sia della mamma che del neonato), così come di feci del piccolo e saliva. Il tutto per studiare le colonie di batteri presenti e poi paragonare il cosiddetto microbioma dei vari tipi di parto. Lo specialista ha anche sottolineato che la ricerca non si occupa abbastanza delle madri e dei neonati, tanto che questo studio è completamente finanziato dal suo laboratorio.