La spia venuta dal freddo
Una funzionaria dell’ambasciata Usa a Mosca ha lavorato per anni per lo spionaggio russo
La vicenda resa nota dopo che l’intelligence di Washington ha denunciato i tentativi del Cremlino di influenzare il mid-term
Washington – Per oltre dieci anni ha lavorato all’ambasciata statunitense di Mosca, accedendo a informazioni top secret o estremamente riservate riguardanti le agende, gli spostamenti e i viaggi di presidente, first lady e segretario di stato, da Barack Obama a Hillary Clinton. Ed era una spia. Ma solo ieri si è saputo (cioè, lo si sapeva ma non lo si era detto) che la donna, di nazionalità russa, aveva una doppia vita, e forniva informazioni preziose agli uomini dei servizi segreti del Cremlino. Negli anni in cui Obama era alla Casa Bianca ha potuto lavorare indisturbata per un lunghissimo arco di tempo beffando tutti, a partire dal Secret Service che l’aveva assunta. I responsabili dell’agenzia federale che ha come compito primario quello di proteggere le alte cariche dello Stato e i loro familiari non si sono accorti mai di nulla. Mentre i primi a sospettare delle attività della donna sono stati alcuni funzionari del Dipartimento di Stato, durante uno dei controlli di routine sul personale che lavora nelle sedi diplomatiche. Notizia che non poteva passare inosservata (o, di nuovo, che non poteva che venire diffusa) nelle ore dell’allarme senza precedenti lanciato di vertici dell’intelligence Usa sulle interferenze russe nella politica in vista delle elezioni di metà mandato a novembre. E nei giorni in cui a tenere banco su giornali e tv è il processo all’ex manager della campagna di Donald Trump Paul Manafort, il primo del Russiagate. I primi sospetti sulla spia risalgono al gennaio del 2017, nei giorni in cui Donald Trump si insediava nello Studio Ovale: la donna aveva avuto ed aveva ancora accesso ai sistemi email e di comunicazione interna del Secret Service e potrebbe aver condiviso con responsabili dell’intelligence russa informazioni sensibili. Tra queste molte riguardanti appunto gli impegni di Obama, dell’ex vicepresidente Joe Biden e anche dell’ex capo della diplomazia Usa Hillary Clinton, su cui gli uomini del Secret Service hanno vigilato anche da candidata alla presidenza. Uno smacco per un’agenzia federale che negli ultimi anni ha inanellato tanti fallimenti da spingere Obama a cambiarne i vertici. Forse per questo, per evitare un’ulteriore fonte di imbarazzo, la vicenda è rimasta coperta sino ad oggi. Non solo: la donna, pur scoperta, sarebbe stata allontanata solo a distanza di mesi, dopo che il Dipartimento di Stato le aveva comunque tolto tutti i nulla osta di sicurezza. L’episodio passò inosservato anche perché il suo l’allontanamento coincise con l’espulsione da parte russa di 750 americani come rappresaglia per le sanzioni Usa alla Russia.