laRegione

La Rivoluzion­e è partita!

- Di Flavio Stroppini

Cosa si può dire dopo solo due giorni di viaggio? Siamo partiti e non siamo arrivati. Però qualcosa succede. Sono 14 ore le ore di viaggio e molte passate nei paesi raggiunti. Abbiamo parlato con decine e decine di persone. Già, attraversa­re la strada di casa tua con un asino fa sì che almeno ti chiedi il perché e se qualcuno ti saluta lo saluti anche tu. Ecco, è lì che comincia la storia. Noi risaliamo verso Olten per raccontare lo sciopero nazionale del 1918. Il percorso geografico sta diventando un percorso nella memoria della popolazion­e. Cento anni fa un Paese si fermò, il nostro Paese. Oggi sarebbe ancora possibile? Ne abbiamo parlato nei paesi, sui sentieri, accanto alle strade cantonali e ci stiamo accorgendo che questa storia sconosciut­a interessa. Perché dentro c’è qualcosa che ci tocca tutti, oggi. Vorremmo che qualcuno ci ascoltasse e vorremmo trovare le parole per farci ascoltare.

Segue da pagina 15 Certo, una Rivoluzion­e con un uomo e un asino non può fare molto, ma Sant’Iddio, da qualche parte bisogna pur cominciare, no?

31 luglio

Canicola la chiamano. È quel caldo opprimente delle ore centrali della giornata. Il nome deriva dal latino “piccolo cane”, la stella più luminosa (che noi chiamiamo Sirio) della costellazi­one del Cane maggiore, che sorge e tramonta con il sole dal 24 luglio al 26 di agosto. Nel medioevo si pensava che la presenza di Sirio nel cielo fosse la causa della calura e che questa portasse effetti malefici. Si diceva “ti si surriscald­a il sangue e ti vengono le malattie” e altre fesserie del genere. Per qualcuno quello era il periodo in cui la gente rischiava di perdere il senno e a causa di quell’incidente partire per catastrofi­che imprese. A questo pensavo mentre scendeva la notte prima della festa nazionale svizzera. Pensavo a questo, al mio senno e alla sua vocazione a perdersi. È così che mi è venuta in mente questa storia, che vi voglio raccontare.

“C’era una volta un uomo, che con il suo asino decise di intraprend­ere una rivoluzion­e mai accaduta. Partirono il primo giorno d’agosto…”

1º agosto

Mi sono svegliato che il sole ancora non c’era. Nel buio ho pensato che passo troppo tempo in città, a camminare senza un orizzonte. Solo palazzi, strade e frastuono. Tutto il caos della quotidiani­tà non ci fa più vedere oltre la sopravvive­nza. Mi sono detto: ma che succede? Dobbiamo unirci, fare qualcosa, rivendicar­e. Ho capito che quella storia sullo sciopero generale era importante. E quest’anno cade pure il centenario. Lo so che sembra strano, ma è andata proprio così: ho bevuto il caffè e sono partito. Ho chiamato un amico e gli ho detto: devo volare. Lui mi ha portato in cima a una montagna e siamo scesi fino a terra. Mi ha chiesto “Perché lo fai?”. Gli ho risposto che qualcuno deve pur partire, uno per tutti. Se, come dicono le cronache dell’epoca, “bisogna fare una Rivoluzion­e”, io la faccio da solo. E se incontro qualcuno per strada gli racconto tutta la storia. Dell’intervento dell’esercito, delle liti tra operai, della paura folle della borghesia di perdere potere. “Tu mica devi venire con me” gli ho detto. Ho trovato un asino quando sono atterrato: l’ho chiamato Ronzinante, perché un poco mi sento Don Chisciotte. Abbiamo camminato e poi s’è fatta la notte e si è annunciata la tempesta. C’è poco da dire, siamo saliti a mezza costa per ripararci, tra una Chiesa e una cascata. Là abbiamo incontrato un musicista, che con le sue canzoni ha ritardato per minuti che sembravano ore la tempesta. Tirava un vento da nord che sembrava urlare: venite di qua, verso di me! Venitemi incontro! Che c’è da battagliar­e. Io mi sono messo a sventolare la nostra bandiera, per rendergli chiaro, a quel vento, che io e Ronzinante lo avremmo preso a calcioni.

2 agosto

Quando viaggio mi sforzo di conoscere il territorio. Cerco di vederlo, come un essere umano da conoscere, con una personalit­à tutta sua. Non è che bisogna sforzarsi più di quel tanto. Bisogna solo mettere un piede dopo l’altro e avanzare. Prima o poi quello che c’è attorno ci parlerà. Arriva il momento in cui ti sembra di scivolare. Il tuo, di corpo, prosegue per i fatti suoi e tu sei libero di capire qualcosa della mappa che hai dentro. Poi però qualcosa del mondo con prepotenza ti richiama. È successo anche oggi. Io e Ronzinante stavamo passando accanto a una zona industrial­e. C’era tutto il rumorio delle fabbriche, l’odore del metallo, i camion che passando sollevavan­o polvere. Ma noi andavamo avanti persi nei nostri pensieri. Poi all’improvviso una sedia pieghevole con addosso il logorio del tempo. Lì ho sentito delle voci, mi parlavano da 100 anni fa. Un accumulo di voci umane che dicevano: fame, rischio, lotta, rivendicar­e, domani, aiuto. Mi sono reso conto che nemmeno sono partito e già sto sprofondan­do in questa storia. Poi Ronzinante mi ha richiamato all’ordine: è partito senza aspettarmi. L’ho raggiunto. Poi siamo saliti. Abbiamo trovato una cascata e là un cantautore, che con parole chiare ci ha fatto capire che dobbiamo proseguire. E ascoltare.

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Giorno due

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