laRegione

Per un cinema ambizioso

Incontro con Ted Hope, un premio Raimondo Rezzonico meritato Crede nell’ascolto, difende le ragioni di un cinema bello e vero, è ossessiona­to dalle liste. Dalla sua società agli studi Amazon con lo stesso spirito, facendo scelte in cui credere...

- Di Claudio Lo Russo

Ted Hope ha il profilo gentile dell’americano colto e corpulento che, pur prendendo tremendame­nte sul serio ciò che fa, non si dà tante arie; che non abdica mai alle buone regole dell’educazione e dell’ascolto del prossimo, chiunque esso sia; un tale in bermuda e calzino bianco generosame­nte propenso a comunicare e condivider­e ciò che sa. Ieri il produttore statuniten­se è stato protagonis­ta di un bellissimo incontro con il pubblico che sarà certo stato proficuo per i giovani registi svizzeri dei pardi di domani. Il premio Rezzonico, va detto, è un’occasione in più per ricordare che il buon cinema è una forma d’arte collettiva al cui centro, con il regista, stanno uno o più signori, i produttori, che si occupano di porre le fondamenta narrative, drammaturg­iche e tematiche di ogni film, estraendo il meglio da ogni sua componente creativa.

Se si vogliono fare bei film o avere una vita felice con chi si ama, è sempre bene chiedersi che cosa si vuole, cosa è davvero importante per noi

Fra i “suoi” film, a Locarno si può rivedere ‘The Ice Storm’ di Ang Lee, il regista che ha segnato il suo apprendist­ato da produttore. Primi anni 90: Hope ha visto i corti di Ang Lee, lo cerca per lavorare con lui ma non lo trova. Sarà lui a presentars­i nel suo ufficio alla Good Machine: «Mi chiamo Ang Lee, se non faccio un film al più presto muoio. Mi ha insegnato che la regia è comunicazi­one e quanto sia importante ascoltare, cogliere l’aspetto emotivo di ogni scena, per poi mettere assieme poco alla volta ogni pezzo. Un produttore deve essere paziente».

Da vedere, in questi giorni, anche ‘American Splendor’, tragicomme­dia con Paul Giamatti e Hope Davis: «A un certo punto della mia vita mi sono messo a cercare dei comic book alternativ­i, che in genere si trovano in posti impensabil­i. Quando ho letto questo libro ho iniziato a pensare a come tradurlo in film. Ho capito che non poteva essere un film convenzion­ale, era pieno di verità, avevo bisogno di una coppia di registi che provenisse dal documentar­io: sembrava impossibil­e. Ecco, ma quando inizi ad avere esperienza impari che anche le ipotesi più impensabil­i possono avverarsi»... E un giorno si sono materializ­zati nel suo ufficio Shari Springer Berman e Robert Pulcini. A un certo punto, primi anni 2000, la decisione di dare una svolta: «Al cinema è sempre valida la regola di fare film con un inizio, uno sviluppo e una fine. Ma in fondo è una menzogna, volevo fare film ambiziosi nel cercare di cogliere più a fondo la vita. Se si vogliono fare bei film o avere una vita felice con chi si ama, è sempre bene chiedersi che cosa si vuole, cosa è davvero importante per noi, quali i valori a cui teniamo. Così, in quel periodo ho visto i lavori di un messicano, ma ho pensato che non sarei mai riuscito a collaborar­e con lui. E una sera suona il telefono e uno mi dice: sono Alejandro Iñarritu, mi han detto che tu saresti il produttore ideale per me». Ecco, così nel 2003 insieme sono arrivati a ‘21 grammi’ con Sean Penn, Naomi Watts e Benicio Del Toro. Ora, con lo stesso spirito e la solita ossessione per le liste di fattori che determinan­o la riuscita di un film (anzitutto: «originalit­à e ambizione»), Ted Hope è approdato agli studi di Amazon, che ha convinto ad aprirsi all’Europa e al mondo. Nel passato anche Hope ha incrociato la strada di Harvey Weinstein, della cui attitudine un tantino aggressiva ha scritto. Un film su di lui? «Tanti film verranno fatti, non so quanti saranno visti. Di certo non sarebbe per me: i film sui cattivi mi fanno sempre pensare a quanto cattiva può essere la gente».

 ?? MARIN MIKELIN ?? Ted Hope
MARIN MIKELIN Ted Hope

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland