‘Costo incluso nelle prestazioni’. Il rischio grava sui piccoli indipendenti
Dal punto di vista formale, il Tribunale amministrativo federale ha semplicemente chiarito il quadro legislativo attuale, spiegano dall’Asi. In pratica ha ribadito come in Svizzera i costi delle prestazioni di cura fornite da professionisti siano coperte da tre debitori: il paziente, le casse malati e i Cantoni. In questo contesto gli assicuratori godono di un limite superiore di spesa stabilito dalla legge e il paziente può essere tenuto a rimborsare solo 15 franchi e 95 al giorno. Il resto dovrebbe quindi essere a carico dei Cantoni, che sono chiamati a coprire il “finanziamento residuo”. L’alta Corte ha semplicemente stabilito che il materiale di cura deve essere conteggiato all’interno dei costi da ripartire fra i tre debitori e ciò significa che non può essere fatturato separatamente agli assicuratori. Ma, per via del limite alle spese delle casse stabilito dalla Lamal, e essendoci un tetto superiore anche per quanto riguarda i pazienti, le spese residue devono essere automaticamente addebitate ai Cantoni. Cantoni che, vedendosi così attribuire un onere di cui non si conosce ancora precisamente il totale, si sono trovati spiazzati, indica Wagner: «Inizialmente la loro reazione è stata di rifiuto: mancano le basi legali e i costi da assumersi sono proibitivi. Ma se le casse non pagano e la maggior parte dei Cantoni si rifiuta di farlo, significa che il rischio finanziario è oggi sulle spalle dei fornitori di prestazioni». Un rischio che grava soprattutto sui piccoli indipendenti: «Le grandi organizzazioni possono dar fondo alle riserve in attesa di una soluzione, i più piccoli e gli indipendenti no. E nei costi del materiale ci sono anche apparecchi molto costosi...». Conseguenza? «Alcuni infermieri sono costretti a rifiutare i pazienti e a inviarli al medico o all’ospedale». Prestazioni coperte dalle casse secondo il tariffario Tarmed, che è comunque più caro. Il paradosso è quindi che «per risparmiare, le casse finiscano per spendere». Cosa fare? «Nella mia esperienza è comunque utile esporre alle casse i singoli casi – rileva Patrick Bindschedler dell’Associazione svizzera per le cure delle ferite –, perché in questo contesto, spesso anche loro non sanno bene che pesci pigliare».