Il prezzo dei pomodori
Roma – Dodici migranti impiegati come braccianti nelle campagne pugliesi sono morti ieri in un incidente stradale in provincia di Foggia. Con quelli di sabato, morti in un incidente analogo, fanno sedici. Tutte le vittime erano cittadini extracomunitari di ritorno dal lavoro nelle campagne. Viaggiavano, insieme ad altre tre persone, rimaste ferite, a bordo di un furgone che si è scontrato frontalmente con un tir. Li attendeva il “riposo” in uno dei campi informali, fatti di baracche, container dismessi, edifici fatiscenti, dove li “ospitano” le organizzazioni che gestiscono il mercato della manodopera straniera da impiegare prevalentemente nella raccolta di pomodori. Un racket che assicura alla malavita locale e ai boss del caporalato un business lucroso. A partire dai beni di prima necessità (mediamente un euro e mezzo l’acqua, tre euro il panino), al “servizio” di trasporto dai ghetti ai campi, per il quale i migranti stessi devono pagare (mediamente 5 euro), stipati in furgoni tenuti insieme col fil di ferro, sovente rubati. La polizia sta indagano sulla situazione dei migranti morti, prevalentemente persone sprovviste di permesso di soggiorno, o assoldate in nero, alla mercé degli intermediari che trattengono i loro documenti. Secondo il recente Rapporto agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto, i lavoratori impiegati in agricoltura presumibilmente con ingaggi irregolari e “sotto caporale” sono quasi 430mila. Per loro nessuna tutela e nessun diritto; paga media tra i 20 e i 30 euro al giorno (dalle 8 alle 12 ore); lavoro a cottimo per un compenso di 3/4 euro per un cassone da 375 chili; salario inferiore di circa il 50% di quanto previsto dal contratto nazionale.