Dumping a lunga percorrenza
I salari tra i 3’000 e i 3’500 franchi sono troppo bassi per i giovani residenti
Zurigo – Alle prese con una carenza di personale, il settore dell’autotrasporto sta reclutando migliaia di stranieri, molti dei quali frontalieri, ciò che provoca una forte pressione sui salari. Ne ha riferito ieri il ‘Tages-Anzeiger’. “La domanda cresce costantemente e in Svizzera mancano migliaia di camionisti”, ha affermato al quotidiano zurighese Ulrich Giezendanner, consigliere nazionale (Udc/Ag) e imprenditore nel settore dei trasporti. A suo avviso, le cause sono da ricercare nel fatto che per anni è stata rovinata l’immagine del ramo. Di diverso avviso è David Piras, segretario generale della federazione Les Routiers Suisses, l’organizzazione che rappresenta gli interessi degli autisti e che può contare su oltre 17mila affiliati in 37 sezioni regionali. “Il motivo principale è da ricercare nei salari troppo bassi”. Molti giovani dopo un paio d’anni abbandonano la professione perché guadagnano di più in altri settori, ha aggiunto. Dal 2015 al 2017 quasi 9’600 persone provenienti dall’estero hanno presentato i documenti necessari per poter guidare i mezzi pesanti in Svizzera. Secondo Sven Britschgi, direttore dell’Asa, l’associazione dei servivi della circolazione della Svizzera, il numero di stranieri è “fortemente aumentato e continuerà a salire”, perché quello che in Svizzera manca viene importato. Per Piras, questo ha come conseguenza che viene anche importata la pressione salariale esistente nell’Unione europea (Ue). A suo avviso, sono in particolare un problema i frontalieri che rimangono fino a una settimana – e magari anche di più, vista l’assenza di controlli – in alloggi a buon mercato e che vengono impiegati in modo perfettamente legale in Svizzera. Per stipendi che, secondo il sindacalista, spesso non superano i 3’0003’500 franchi. Il personale viene reclutato in Slovacchia, Polonia o Ungheria. Secondo il ‘Tagi’, la pressione sulla Svizzera potrebbe ulteriormente aumentare, perché l’Ue vuole che nel nuovo accordo quadro venga contemplata la possibilità che le aziende con sede fuori dalla Confederazione possano effettuare trasporti interni in Svizzera. Un’evoluzione, questa, cui si oppone non solo Les Routiers Suisses, bensì anche l’Astag, l’associazione padronale degli autotrasportatori.