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La finanza a tinte rosa

- Di Maria Teresa Cometto

La finanza è sempre più donna. Una coppia di “Superwoman” è oggi a capo del gigante americano del risparmio gestito Fidelity, il quarto al mondo in questo settore. Oltre all’amministra­tore delegato Abigail Johnson, si è aggiunta Anne Richards, nominata la scorsa settimana Ceo della sua divisione internazio­nale. La prima, 56enne, è anche azionista di controllo di Fidelity. La società era infatti stata fondata da Edward Johnson, suo nonno, nel 1946, a Boston. Ora è stata la stessa Abigail a scegliere Richards, 54 anni, una delle manager più stimate della City di Londra, come suo braccio destro per l’espansione del gruppo fuori dagli Stati Uniti. Richards sembra avere le doti giuste per affrontare le sfide che ha di fronte un asset manager come Fidelity, nato e cresciuto come gestore attivo, specializz­ato nel scegliere singole azioni su cui investire per battere la media del mercato. Un tipo di gestione, questa, che sta perdendo terreno a favore di quelle passive, che replicano gli indici di Borsa. Tutti i gestori, inoltre, attivi e passivi, devono prepararsi al prossimo ciclo di ribassi del mercato azionario, ora ai massimi.

Tra i Lego e il Cern

Richards è una scozzese tosta, ingegnere per vocazione, femminista dalla più tenera età. «Da bambina non mi piacevano le bambole, preferivo giocare con i Lego di mio fratello», ha raccontato. Oggi si batte per promuovere la carriera delle donne in finanza ed è convinta che per distrugger­e i pregiudizi che ne ostacolano il successo bisognereb­be cominciare proprio dall’infanzia. «I giochi dovrebbero essere solo giochi, non “per femmine” o “per maschi”; a scuola non ci dovrebbero essere materie “da bambine” e “da ragazzi”; e soprattutt­o le ragazze e le giovani donne non dovrebbero aver paura di essere sottoposte a un più severo livello di critica pubblica, rispetto ai colleghi uomini, per il loro aspetto o i loro risultati», è convinta la manager. Nata a Edimburgo da genitori avvocati, Richards non ha seguito le loro orme anche se, ha detto, «nel mio mondo se eri intelligen­te dovevi studiare legge o medicina». Lei invece amava la matematica e all’Università ha scelto ingegneria, seguendo il consiglio di un professore di fisica del liceo. D’estate ha sempre lavorato – alla catena di montaggio in fabbrica o vendendo haggis (insaccati tipici scozzesi, ripieni di interiora di pecora) – e nell’ultima stagione prima di laurearsi ha fatto uno stage pagato al Cern, l’Organizzaz­ione europea per la ricerca nucleare, a Ginevra. L’esperienza è stata così positiva che il Cern l’ha assunta nel 1985 come ricercatri­ce. Era impegnata su un accelerato­re di particelle: «Un lavoro fantastico – ha raccontato –. Ma non ero sicura di voler spendere la mia vita a cercare una particella che avrei potuto impiegare trent’anni a trovare». Così, nel 1989, Richards è tornata in Gran Bretagna e per un paio d’anni ha fatto la consulente di ingegneria per una società di Cambridge. Allo stesso tempo ha iniziato a studiare finanza. Le è piaciuto tanto da decidere di prendere un Master in business administra­tion, scegliendo la francese Insead business school per il profilo internazio­nale dei suoi docenti e studenti. «È lì che mi sono davvero innamorata del mondo della finanza, vibrante e in costante cambiament­o», ha detto. Il suo primo lavoro nel settore è stato come analista specializz­ata in ingegneria per Alliance capital: visitava miniere d’oro o fabbriche di inscatolam­ento per scrivere i rapporti utili ai gestori che dovevano decidere se investirci. Ma presto Richards si è resa conto che lei stessa voleva maneggiare soldi e scegliere come impiegarli; nel 1994 passa quindi a JP Morgan investment management, a gestire i portafogli di azioni europee. Da lì la sua carriera nell’industria dell’asset management è decollata: cinque anni dopo è stata ingaggiata da Mercury e nel 2002 è diventata chief investment officer di Edinburgh fund managers. Quest’ultima società è stata acquisita l’anno dopo da Aberdeen e Richards ne è diventata il global chief investment officer. Nel 2016 arriva l’ultimo incarico prima di Fidelity, come Ceo di M&G investment­s, società del gruppo britannico Prudential: sotto la guida di Richards i patrimoni gestiti da M&G sono cresciuti, l’anno scorso, del 25% a 461 miliardi di dollari.

Obiettivi ‘diversi’

Oltre a scalare i vertici di alcune delle maggiori società di gestione, Richards ama scalare le montagne, sciare, fare giardinagg­io, ascoltare musica e soprattutt­o stare con la famiglia – marito e due figli – di cui conserva la privacy gelosament­e. È anche molto attiva nelle iniziative a favore della “diversità” nel mondo della finanza, tradiziona­lmente dominato dagli uomini. Ad Aberdeen ha fondato il programma Backroom to boardroom (dalla stanza privata alla stanza dei bottoni), un networking che aiuta i talenti femminili a emergere; e fa parte dell’americano Board of leaders/2020 Women on board, che ha come obiettivo raggiunger­e il 20% di donne fra i membri dei Consigli d’amministra­zione di aziende Usa. «Credo di essere stata generalmen­te fortunata, ho incontrato pochi uomini manager incapaci di valutarmi a prescinder­e dal mio sesso – ha detto Richards –. Altre donne sono meno fortunate e a loro consiglio di trovare in fretta un’alternativ­a». Lei non vede reali differenze fra uomini e donne sul posto di lavoro. «Forse le donne sono meno disposte al rischio, ma sono anche meno inclini al crimine, se si guarda la popolazion­e carceraria!». © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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