laRegione

Benin-Maroggia, sola andata

Era un richiedent­e l’asilo respinto il giovane annegato domenica nel Basso Ceresio Il 27enne era ospite della Clinica psichiatri­ca cantonale: la tragedia è avvenuta nell’ambito di un’uscita. Visto il suo status, avrebbe dovuto lasciare la Svizzera.

- Di Dino Stevanovic

Quattromil­a chilometri, un deserto, il Mediterran­eo. Ha attraversa­to Paesi politicame­nte instabili, è entrato in Europa, ma il suo viaggio si è tragicamen­te concluso domenica pomeriggio a Maroggia. Si delineano sempre più i contorni dell’annegament­o che è costato la vita a un 27enne. Si tratta di un giovane del Benin, che soggiornav­a alla Clinica psichiatri­ca cantonale (Cpc) di Mendrisio. Nessuna informazio­ne sul suo conto ci è stata fornita dalla struttura ospedalier­a. La vittima era un richiedent­e l’asilo, sulla cui domanda – come anticipato dal sito della Rsi – ‘non si è entrati in merito’. Stiamo parlando quindi dei cosiddetti ‘Nem’: migranti, la cui domanda non ha i requisiti per essere esaminata e che sono pertanto in attesa di lasciare la Svizzera. Non è la prima volta che il Ceresio porta via la vita a un richiedent­e l’asilo. L’ultima volta è successo nel luglio del 2016, nei pressi della foce del fiume Cassarate a Lugano. Allora ad annegare fu un eritreo 21enne. A differenza di due anni fa, però, il 27enne era accompagna­to. Secondo nostre informazio­ni, le persone responsabi­li dell’uscita pomeridian­a – una prassi diffusa nelle strutture psichiatri­che come parte dei trattament­i – sarebbero state due. Altrettant­i gli ospiti seguiti. Per saperne di più, abbiamo contattato il dottor Rafael Traber, direttore dei servizi psico-sociali del Cantone. Sottolinea­ndo l’impossibil­ità di rilasciare alcuna dichiarazi­one in virtù del segreto medico, ha comunque spiegato a ‘laRegione’ che indipenden­temente dallo status – Nem, nel caso specifico e prima ancora richiedent­e l’asilo –, una persona con un problema psichiatri­co viene presa a carico.

Mistero ancora sulle cause

Il ricovero – come specificat­o invece dalla Segreteria di Stato della migrazione (Sem), da noi contattata – avviene solo in presenza di un certificat­o medico che attesti un disturbo, asilanti e Nem compresi. Sempre la Sem ha confermato che il Paese dell’Africa occidental­e da cui proveniva il giovane è considerat­o effettivam­ente sicuro dalla Confederaz­ione, motivo per il quale sulla sua domanda si è deciso di non entrare in materia. Le indagini sull’esatta dinamica della disgrazia intanto continuano. Seppur ipotizzata in un primo momento, sembrerebb­e scartata o quasi allo stato attuale l’ipotesi del suicidio. Potrebbe essere stato un semplice incidente – il comunicato diffuso ieri dal Ministero

pubblico riferisce genericame­nte che il 27enne “è scivolato nel lago dalla riva” –, oppure lo sventurato potrebbe aver avuto un malore. Che potesse essere stato un malriuscit­o tentativo di fuga non è altrettant­o dato sapere: né le autorità inquirenti né la Cpc si sono sbilanciat­e a riguardo.

Quel che è sicuro è che il luogo scelto per l’uscita non è ufficialme­nte preposto alla balneazion­e. Nei pressi del punto dov’è stato rinvenuto il corpo vige anche un divieto, e seppur il pontile vicino all’ex collegio Don Bosco sia abitualmen­te frequentat­o da bagnanti, non appare chiaro il motivo per il quale proprio quel luogo sia stato scelto per la piccola gita. Allo stesso modo, mentre è stata regolarmen­te avviata un’inchiesta di polizia, non ci sono per ora notizie su un’ipotetica indagine amministra­tiva interna che attesti eventuali responsabi­lità da parte di chi ha accompagna­to il giovane.

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RESCUE MEDIA Gli agenti sulla scena della disgrazia

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