Il sostegno all’economia ticinese passa anche dal piatto!
Non sono ancora vegana, crudista, vegetariana, ma digerisco tutte le declinazioni del cucinare con piacere: in una parola sostengo l’agricoltura locale. Questa votazione ci accompagna verso una visione più viva dell’agricoltura. Di un avvocato forse si ha bisogno un paio di volte nella vita, di un medico un paio di volte all’anno, ma di un contadino tutti hanno bisogno tre volte al giorno. Un’azienda agricola mista risponde ai bisogni alimentari degli abitanti di una regione. Biodiversità ed etica, cibi locali e di stagione, autoproduzione, riciclo e condivisione portano alla sovranità alimentare e all’autodeterminazione. Non si tratta di rinunciare ma di riprendere il controllo dell’organizzazione del cibo, di accedere all’economia circolare: un insieme di sistemi resilienti, efficienti, dove si sceglie, si usano beni di lunga durata, si ottimizza. Il cibo torna ad avere un valore se gli allevamenti sono biologici e proporzionali alla terra disponibile, se l’agricoltura è biologica e ha il diritto di utilizzare le proprie sementi e di accedere all’acqua pulita. Le terre agricole sono una risorsa non rinnovabile. In Svizzera le superfici arabili sono insufficienti a sfamare la popolazione, per questo dobbiamo mantenere la nostra capacità di produrre alimenti e proteggere le terre agricole fertili dall’edilizia e dagli inquinanti. Oggi le aziende contadine che coltivano il suolo sono relegate ai margini del sistema alimentare per accentrare i ricavi tra i trasformatori, la logistica, i trasporti e la distribuzione globale. Bisogna dare maggior guadagno alla produzione e non a un tipo di distribuzione che ogni sera deve gettare l’invenduto. Bisogna regolamentare la grande distribuzione, proteggere i prezzi alle frontiere, evitare una concorrenza sleale sui prodotti importati, esigere condizioni di produzione trasparenti anche all’importazione: questo chiede l’iniziativa “Per derrate alimentari sane, prodotte nel rispetto dell’ambiente e in modo equo”. Più verdura e meno carne. La verdura ticinese di stagione è ferma nelle celle frigo, perché i prezzi di produzione in Ticino sono maggiori dei prezzi di mercato delle verdure estere (salari da fame della manodopera, nessun costo di trasporto calcolato) e di quelle del resto della Svizzera (costi energetici inferiori, più superfici meccanizzabili). Si moltiplicano nel mondo le iniziative civili di riorganizzazione dei materiali a disposizione, dal cibo in scadenza (Tavolino magico, Food sharing, Frisch von Gestern, Last Minute Market), ai farmaci (progetto DoLine), all’auto (Condividi l’auto), ai mobili e vestiti, alle vacanze, al tempo (banche del tempo). Al sistema alimentare ticinese servono molti più locavori (che si nutrono solo di cibi locali), flexitariani (vegani e vegetariani in modo flessibile) e freeganiani (recuperano avanzi di ristoranti, mense e supermercati). Vota sì al fair food, alimenti-equi.ch.