Un tuffo in Riviera
Le Maldive a un’ora da Milano? Macché. Questi sono i pozzi di una valle semplicemente grata per la sua acqua. Le cascate di entrambi i versanti regalano refrigerio e misticismo. Dalla conosciuta ‘Santa’ di Biasca alle meno note di Osogna e Lodrino. Nuclei
Alcuni amici sostengono che finché non fai il bagno in Pozz Cavai non ti sei veramente conquistato il domicilio. Per i lodrinesi – vuoi anche la cultura cattolica, con la chiesa e le sue campane che vegliano dall’alto – quel primo tuffo diventa un battesimo, un rito sacro, un gesto di gratitudine per l’acqua che sgorga dalla valle. Il riale di Lodrino garantisce l’approvvigionamento idrico della popolazione, oltre a offrire piacevoli zone di refrigerio. La più conosciuta è quella all’altezza del centro sportivo, con tutti i confort che ogni picnic con famiglia esige: pozzo a prova di bambino, parco giochi a un passo, ombra quanto basta, tennis club con bar e servizi vicino al punto che se la pallina scavalca la rete di fondo, ploff. Per i più temerari, però, c’è Pozz Cavai, contro montagna, sotto la cascata che per chi vive nel quartiere è prima di tutto la ‘musica’ di casa. Il pozzo non gode praticamente mai del sole e la temperatura dell’acqua stimola il battito del cuore, diciamo così. Non che quella di Pozz Borgh sia l’Adriatico, intendiamoci. Il pozzo di Iragna ben si presta a prendere il sole, considerato come sono stati sistemati i grossi sassi che fanno da argine. Nel cuore del paese, facilmente accessibile, è una meraviglia per le tre cascate che vi si gettano. Anche questa zona è decisamente ‘family friendly’ e per chi cerca la bibita fresca è facile recuperarla, visto che il bar del paese è a due passi. È invece affacciato su cascata e pozzo il grotto al Pozzon, tappa consigliata a chi si attarda a Osogna fino all’ora di cena. Siamo dall’altra parte della valle Riviera e il sole tramonta più tardi, un vero piacere per chi raggiunge il nucleo del paese alla ricerca del noto ‘Pozzon’. L’ultima cascata del riale ‘Nala’ ha formato nei secoli questa piscina naturale, che ha accolto i tuffi della stragrande maggioranza dei ragazzi della regione e non solo. Il pensiero, ricordando quella natura, va alla famiglia del ragazzo vittima recentemente della letale caduta. Tuffarsi non è obbligatorio: per entrare nel pozzo bastano pochi passi sui massi, i “lettini” naturali che offre la regione. Se la Nala taglia in due il paese, il confine a sud del comprensorio di Osogna (ormai quartiere del Comune aggregato) è tracciato dalla Bogéra, che scende dalla valle di Cresciano. Valle che offre una riserva naturale di tutto rispetto, che permette di intingere (ma il dialettale ‘pociare’ rende di più) i piedi nel riale già in alto. A valle il fiume si riversa con una serie di cascate, su cui l’occhio... casca soprattutto durante le alluvioni, perché l’ultimo “salto” durante gli eventi peggiori spinge gocce d’acqua fino alla strada cantonale. Torniamo al bel tempo: vale la pena farci un salto. Il punto di riferimento è la piccola chiesa gialla a metà montagna (l’oratorio di Santa Maria del Castello), ben visibile anche dall’autostrada. Si raggiunge da un sentiero che s’imbocca a sud di Osogna oppure, sempre a piedi (il traffico è limitato), dalla strada che parte dal grotto al Pozzon. Poco distante dalla chiesetta ecco il riale, che ha levigato nei secoli i grossi sassi, oggi perfetta “terrazza” affacciata verso Lodrino. Lì transitano anche i gruppi di canyoning, considerato che il riale è il più “facile” dell’intera regione (tutti quelli citati finora sono meta di canyonisti in arrivo anche da molto lontano). È l’occasione per vederli all’opera e, onestamente, si intuisce perché su quello stesso tratto spesso e volentieri arriva la Rega per recuperare qualche gamba rotta. Finiamo il ‘tour’ tra i pozzi della Riviera dedicando le ultime righe al riale più noto, quello della Froda di Biasca. Tutti conoscono le cascate di Santa Petronilla, ma “andare a Santa” non è solo un’escursione turistica. Lì converge tutto il misticismo della regione. Vivere per credere.