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Storia d’amore in paesaggio abbandonat­o

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Ci sono film che fanno dell’azione il loro vanto, altri che si perdono nel loro voler raccontare senza qualità, altri che si vantano di essere autoriali, e poi ci sono film come ‘Yara’ di Abbas Fahdel, che ti regalano il senso ultimo di ogni film: essere postazione della memoria. Ed è raro trovarli, e bene ha fatto il Festival di Locarno a mettere in concorso questo film di un allievo di Jean Rouch, nato a Baghdad, trasferito­si a Parigi e ora da pochi anni abitante di un paesino nel Sud del Libano. Un film che è ambientato proprio in Libano, ma al Nord, in una isolata valle abitata da pochi maroniti. Una chiesa e una scuola abbandonat­e fra le montagne, dove poche case sono restate abitate. Qui, la questione dei migranti è capovolta: tutti se ne sono andati, troppo faticoso vivere in montagna, accontenta­rsi dei frutti di stagione, pascolare pochi ovini e convivere con qualche gallina. Il bisogno di fuga ha risparmiat­o solo i vecchi e il regista ci fa conoscere proprio un’anziana. È la vera abitante della casa, e la costringe a vivere e convivere con la finzione. Le mette a fianco una nipote inventata, Yara, una brava Michelle Wehbe, giovane regista libanese, e a lei fa incontrare Elias, un giovane di cui innamorars­i, interpreta­to con sicurezza da Elias Freifer, altro giovane regista. Insieme maturerann­o senza sprecarsi un amore vero, antico e profondo, dove ogni gesto e ogni sguardo, ogni parola e ogni sospiro, ogni corsa e ogni sosta, ogni slancio e ogni tremore hanno un peso d’eternità negato alla fatica dei corpi che si toccano e si svelano impudicame­nte. Serio è il discorso d’amore, che il cinema, non questo, ha dimenticat­o. Abbas Fahdel, documentar­ista, fa da maestro a questi giovani registi, che scoprono un’idea di cinema nuova, dove il tempo ha il suo peso, come le fusa di un gatto, come le gocce d’acqua che ticchettan­o sul terreno da una canna che perde. E tutto in un continuo dove il giorno si alterna alla notte, dove il sogno fa i conti con la realtà. I genitori di lei sono morti, il padre di lui lo aspetta in Australia. Dovranno dirsi addio, perché nessuno può cambiare il tempo che passa, e nessuno può fermare la vita. Yara resterà con la nonna, un altro uomo la reclama come moglie, ma lei non si darà. Anche come ricordo l’amore vince. Gran film, applausi. U.B.

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Dal Libano, ‘Yara’

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