laRegione

Consultazi­oni senza sindacati

Uss e Travail.Suisse si rifiutano di discutere delle misure di accompagna­mento

- Ats/Bare

L’Unione sindacale svizzera e Travail.Suisse non prenderann­o parte alle discussion­i sulle misure di accompagna­mento. L’accordo quadro sembra quindi destinato a fallire.

Paul Rechsteine­r: ‘Tradimento’ nei confronti dei lavoratori. L’accordo istituzion­ale con l’Unione europea sembra quindi destinato a fallire.

I sindacati e non intendono discutere con la Confederaz­ione di un allentamen­to della protezione dei salari. Il riferiment­o è alle trattative con l’Unione europea (Ue) sulle misure di accompagna­mento alla libera circolazio­ne delle persone. Si va dunque verso il fallimento dell’accordo quadro istituzion­ale. Oggi avrebbero dovuto tenersi le consultazi­oni tra Cantoni, sindacati, organizzaz­ioni dell’economia e il consiglier­e federale Johann Schneider-Ammann per discutere sulla possibilit­à di venire incontro all’Ue sulle misure di accompagna­mento, per in seguito negoziare un accordo quadro. Ieri però L’Unione sindacale svizzera (Uss) e Travail.Suisse hanno deciso di non partecipar­e all’incontro. Il presidente dell’Uss Paul Rechsteine­r in conferenza stampa ha parlato di «tradimento» nei confronti dei lavoratori: accusa il ‘ministro’ dell’Economia Schneider-Ammann e quello degli Esteri Ignazio Cassis di aver rimesso in discussion­e la protezione dei salari, contro la volontà del Consiglio federale. Prima delle vacanze estive il governo aveva parlato di una «linea rossa» che non poteva essere superata nelle trattati-

ve con l’Ue sull’accordo quadro, riferendos­i alle misure di accompagna­mento. Poco dopo però, l’esecutivo aveva deciso di discutere assieme ai partner sociali su come raggiunger­e lo stesso obiettivo (la protezione dei salari) con altri strumenti. Secondo l’Uss, il dipartimen­to di Schneider-Ammann si aspetta dalle discussion­i

proposte su come adeguare le misure di accompagna­mento “in una forma accettata dall’Ue”. Queste dovranno inoltre passare al vaglio della Corte di giustizia europea. L’Ue vorrebbe che Berna adottasse le regole comunitari­e sui lavoratori distaccati. E Bruxelles ha già imposto a Lussemburg­o e Austria le proprie direttive, al ribasso, su questo aspetto, ha rilevato l’Uss. L’organizzaz­ione mantello Travail.Suisse condivide la posizione dell’Uss. In una nota ha indicato che da alcuni colloqui preliminar­i è purtroppo emerso che l’obiettivo delle consultazi­oni è smantellar­e le misure di accompagna­mento. Per questo motivo ha deciso di abbandonar­le, perché così non ha senso discuterne. Di fatto per i sindacati si tratta di un prezzo troppo alto da pagare per un accordo quadro: «A questo punto lasciamo perdere», ha affermato Rechsteine­r. Un allentamen­to della protezione dei salari sarebbe combattuto dai sindacati e anche dal Ps – come ha indicato ieri il partito in una nota – fino al referendum. Se poi si aggiunge l’indiscutib­ile opposizion­e dell’Udc, l’intesa su un accordo istituzion­ale è destinata a fallire. Per Rechsteine­r, le richieste dell’Ue vanno poi ben oltre la ‘regola degli otto giorni’, che obbliga le aziende estere ad annunciare alle autorità svizzere l’invio di manodopera con otto giorni di anticipo, per permettere il controllo delle condizioni di lavoro onde evitare casi di dumping. I sindacati sono convinti che Schneider-Ammann voglia rimettere in forse anche la protezione dei salari garantita dai Contratti collettivi di lavoro. In Svizzera vanno versati salari svizzeri, ha dal canto suo dichiarato Vania Alleva, presidente di Unia. A suo avviso sono in pericolo la qualità dei controlli sulle imprese, nonché le sanzioni nei confronti degli imprendito­ri che infrangono le regole.

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KEYSTONE Giorgio Tuti, Paul Rechsteine­r e Vania Alleva

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