laRegione

Tu, noi, loro, in the garden

- di Marco Jeitziner

Lo sai bene, tu luganese, che il Ceneri è la montagna di “Fitzcarral­do”, il film di Herzog. Se non hai l’auto che fai? O non ci vai o prendi il treno fino a Giubi, poi aspetti, torni un po’ indietro e finalmente arrivi a ’sto “caput mundi”, come disse il Solari tempo fa. Una interminab­ile infinita ingombrant­e oretta. Roba da matti. Fai due chiacchier­e, apri il cuore e l’anima ogni tanto, su dai. Lei è luganese, sembra asiatica, invece è metà texana e metà guatemalte­ca. Scende dove scendi tu dove poi, con degli amici, arriverà in auto a Locarno a vedere il film in Piazza. Al binario t’incuriosis­ce un’altra, sta filmando col cellulare. “Com’è venuto?” scherzi con lei nel treno. “No parlo bene...” dice con accento francese. “Lugano e Locarno sembrano così vicine, eppure...” dirà. È giovane, è confederat­a, non sa. È del Canton Friborgo ma verrà a studiare restauro alla Supsi, ti fa piacere perché qui non sono mica tanti i romandi. Ti chiedi se questi giovani confederat­i socializze­ranno coi ticinesi e la tua risposta è no. Scarpini fino in città vecchia in mancanza della scala mobile come a Barcellona. L’afa ti toglie il respiro, direzione Garden-coso, l’unica pseudo novità di questo Festival Off ormai ammuffito. È uguale all’anno prima a parte dei neon in più, meno tronchi nei trucioli, il deposito sui bicchieri. La musica è di un dj di Züri, ovviamente. Qui è tutto Züri-qualcosa. Ma ecco tre luganesi che conosci mentre c’è ancora poca gente, in cambio sudi parecchio. Su una panca, sotto una palma, una bambola bionda si bacia con lui, è gente sconosciut­a, facce nuove, cose nuove. Al bar un ragazzo androgino a piedi scalzi ti chiede in inglese un franco, vuole le sigarette e glielo regali. Un amico di prima ti chiede lo stesso per una birra e glielo dai, però poi basta, okay? Spuntano altri amici luganesi del settore, Industry per intenderci. C’è anche il giovane regista ticinese con la fidanzata del Colorado, pensa un po’. Ecco alcuni amici bellinzone­si, immancabil­i. Alle undici viene giù il cielo come da programma, tutti sotto coperta in quel coso colorato dell’assicurato­re che però non assicura molta copertura. Ambiente relax, alcune vanno in panico per due gocce, una tenta la pole-dance col palo di sostegno. Lì ammucchiat­i senti ancora di più züri-tütsch, ti senti in Svizzera, finalmente, più o meno, un po’ troppo? Al baretto la Tamara non sa l’inglese con l’ungherese e lo svedese, non va bene, le fai notare. Il magiaro dice che si diverte ma boccia i film e chi se ne frega. Ormai parli inglese con tutti, pure con quattro di qui, a cui fai notare che la presenza Limmattian­a è notevole, senza polemica. Ma è sempre polemica. Scherzi con le cinque ventenni ticinesott­e, ragazze immagine dell’assicurato­re, stanche, mosce, troppo ticinesott­e. La cinquanten­ne? Di Züri, ovviamente. Come la ragazza che se la tira e non capisce una parola di italiano. Te ne freghi, sei a casa tua e parli la tua lingua, ci mancherebb­e. La prima dice che trent’anni fa l’ambiente Off non era “così commercial­e”. Gli amici di prima dicevano che non c’è più niente di spontaneo, di “abusivo”, tutto è in mano ai privati. La telefonata è facile, amico, come l’arrivo della pula. Vai al solito Para, mezzo deserto, sarà la pioggia, sarà che è lunedì, con l’amica di un confederat­o hai divergenze sul Ticino svenduto ai tedeschi, mentre per lei sono gli unici che lo valorizzan­o: avete entrambi ragione. Spiove mentre attacchi bottone con una donna di Losanna, è portoghese, pare uscita da un film di Almodovar. È la sua prima volta a Locarno, vorresti fermarti ma devi rientrare, perché di treni non ce ne sono più e non hai la camera in hotel.

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