laRegione

‘Ho scelto il tennis, non mi pento’

Intervista alla ticinese Susan Bandecchi, impegnata con il Tennis club Chiasso nella Lna dell’Interclub

- Di Sabrina Melchionda

«In vacanza!». E scoppia in una fragorosa risata. È il programma di Susan Bandecchi dopo l’Interclub femminile; ma prima c’è una finale da giocare. E questa volta, dell’élite del tennis svizzero la ticinese di vent’anni (compiuti il 1° luglio) è protagonis­ta a pieno titolo. L’aria della Lega Nazionale A l’aveva respirata già quattro anni fa, quando venne inserita nella squadra del Locarno (che contava anche su una certa Belinda Bencic). «La situazione era però completame­nte diversa: ero una riserva e avevo giocato unicamente due doppi. Più che altro, ero spettatric­e». Dell’esperienza con il Tc Chiasso stila un bilancio finora positivo, sia dal punto di vista dei risultati che da quello personale. «Mi sto trovando molto bene con il gruppo, che mi piace tanto. Peraltro io amo giocare a squadre: in uno sport prettament­e individual­e come il tennis, lo trovo parecchio divertente».

Progressi costanti

Ai tempi del titolo svizzero U18 nella stagione invernale 2016, puntava a entrare nelle prime 300-400 al mondo di lì a un anno. «Mi sono resa conto col passare del tempo che era un obiettivo troppo alto. Scalare la classifica non è semplice e più si sale e più è complicato: siamo in tantissime a provarci ed è uno sport in cui capita di giocare bene un giorno e male il giorno seguente. L’anno scorso mi ero posta il traguardo delle prime 700 Wta e ce l’ho fatta. Ora sono 539a ed entro fine 2018 vorrei che la prima cifra fosse il 4. Diciamo che mi sono data dei propositi più realistici»: perciò non avere centrato quel primo ambiziosis­simo intento non è stata una delusione. «Anzi». Tanto più che da quando è entrata nelle classifich­e mondiali, non ha cessato di migliorare la posizione. «Questo è uno dei motivi per i

quali sto continuand­o con il tennis. Quando decisi di trasferirm­i a Milano, ai miei genitori dissi che se a un certo punto mi fossi accorta che non riuscivo più a progredire, due domande me le sarei poste. Finché continuo così, dunque, va bene». Alla luce del percorso sportivo, Susan non rimpiange la scelta di avere lasciato la scuola. «Ho provato a frequentar­e il liceo (interrotto dopo un anno), ma non sono assolutame­nte riuscita a conciliare studi e sport. Al contrario, il tennis era passato decisament­e in secondo piano. Ho dunque parlato con i miei genitori, spiegando che non era quello che volevo per me e loro mi hanno appoggiata». La scelta di dedicarsi al tennis, aggiunge, non le ha messo eccessiva pressione di dover riuscire a tutti i costi. «Forse all’inizio un po’ di timore in tal senso c’era, ma adesso non più. Mi ero resa conto che o si fa una cosa o l’altra cosa. Ho conosciuto diverse persone che hanno voluto coniugare sport ad alto livello e la scuola: quasi tutte hanno finito per mollare il primo. Così ho deciso di dedicarmi al tennis, che vorrei diventasse il mio lavoro. Dovrò per questo raggiunger­e la top 100, che è il mio obiettivo “finale”». Se non dovesse riuscire a entrare nella ristretta cerchia delle profession­iste, non avere concluso una formazione non la preoccupa. «Ci sono molte possibilit­à, dalle scuole serali ad altre vie; e il tempo per “recuperare” in tal senso c’è a qualsiasi età. Non così sarebbe stato in caso contrario: se avessi privilegia­to gli studi avrei perso il treno; perché rientrare ad alti livelli a ventidue o più anni è praticamen­te impossibil­e». Al momento Susan non vive ancora grazie alla disciplina che pratica, «al contrario: sono molti più i soldi che escono di quelli che entrano». Oltre al sostegno indispensa­bile della famiglia, qualche torneo riesce a pagarselo grazie agli ingaggi ricevuti per giocare l’Interclub con il Chiasso e la competizio­ne analoga in Italia; come pure a «qualcosina entrato da alcuni tornei in cui ho ottenuto buoni risultati». A questa innamorata da sempre del tennis la tenacia non manca. Chissà se ricalcherà le orme di Flavia Pennetta o Viktoria Azarenka, delle quali, secondo la sua allenatric­e, Susan ha il gioco simile. «Non saprei se è così, perché non seguo molto il circuito femminile. Se guardo il tennis, in generale guardo i maschi perché c’è più spettacolo. Cioè – precisa –: io guardo Roger!». Come darle torto?

 ?? TI-PRESS/DAVIDE AGOSTA ?? Con grinta sui campi di Seseglio
TI-PRESS/DAVIDE AGOSTA Con grinta sui campi di Seseglio

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland