laRegione

‘Così sono le regole’ E il caso Genoni fa discutere

‘Oggi, però, è ben diverso: un tempo i portieri facevano mercato a sé’

-

«Se la cosa mi sorprende? Direi che nella mia profession­e non c’è granché che riesca ancora a stupirmi» dice, col sorriso, il direttore sportivo del Lugano Roland Habisreuti­nger. «In verità credo che ci fosse da aspettarse­lo, che la scelta di Genoni sarebbe stata tra Berna, Zugo e Zurigo. E alla fine ha firmato alla BossardAre­na. Bene per lo Zugo, un po’ meno per il Berna. Ma così è il mercato».

Cos’avrà pesato, secondo te, sulla sua decisione?

Conosco Leo (Genoni, ndr), è un ragazzo che ha sempre studiato anche mentre giocava e posso benissimo immaginare che, dopo tre stagioni a Berna, abbia scelto così per avvicinars­i un po’ a casa sua (nel Canton Zurigo, ndr). Dico che lo immagino, siccome noi come Lugano con lui non siamo mai stati in contatto. E se è vero che non c’è niente di peggio di un annuncio con una tempistica del genere, sapendo chi è lui, so che l’ha fatto perché ha a cuore che ci sia trasparenz­a, soprattutt­o nei confronti del suo datore di lavoro.

Fossi tu il ‘diesse’ a Berna, non ti darebbe fastidio sapere con un anno d’anticipo che nella stagione successiva il tuo portiere giocherà in una delle tue rivali nella corsa al titolo?

Vediamola così: avrebbero potuto fare tutto di nascosto, senza dirlo a nessuno. Ma sarebbe davvero stato meglio così? In un caso del genere, io preferisco la trasparenz­a. Specialmen­te per il giocatore, ma credo pure per i due club. In tal modo si evita che circolino voci o si facciano speculazio­ni.

La partenza di Genoni potrebbe dare avvio a un balletto tra portieri. Siccome tutti quelli in scadenza, sanno con un anno d’anticipo che a Berna c’è un posto libero (e i club pure).

In Svizzera, con i portieri spesso va a finire così. Pur se oggi la situazione è diversa rispetto a dieci anni fa, quando c’era un mercato quasi solo per loro. Adesso, invece, quelli che hanno un certo valore e sono in scadenza li conti sulle dita di una mano. Anzi (ride, ndr), forse bastano due dita.

È sempliceme­nte un’alternanza tra periodi di piena e altri di magra, oppure c’è dell’altro?

Credo che investire più di quanto si faccia adesso sui portieri sia davvero difficile. Infatti, ogni club ha un allenatore profession­ista (se non addirittur­a due) dedicato esclusivam­ente a loro. Pensando alla formazione, però, è vero che c’è un problema a livello di sbocchi: tolti Rockets, Evz Academy e Gc, le altre squadre di B, se devono scegliere, preferisco­no un quarantenn­e a un diciannove­nne inesperto, perché vogliono vincere e quindi scelgono l’esperienza. Tuttavia, c’è pure un secondo argomento, e cioè che il livello degli juniores élite – e parlo in generale – non è quello che i dirigenti dei vari club si aspettereb­bero. Un problema a cui, credo, si dovrà porre rimedio.

Poi c’è bisogno che qualcuno scommetta, su questi giovani.

Infatti. Di qualità puoi pure averne, ma poi ti serve un posto in cui puoi metterla in mostra. In Svizzera solo il Davos punta da sempre, regolarmen­te, su portieri giovani. E non posso dire che anche il Lugano lo faccia, solo perché è successo nel caso di Elvis.

Elvis, appunto: il suo contratto a Lugano scade a fine stagione, e sullo sfondo c’è già il Nordameric­a.

Lui è sempre stato trasparent­e nei nostri confronti: ha sempre detto che il suo sogno in futuro fosse giocare all’estero, ed è una bella cosa che un ragazzo abbia quell’ambizione. E siamo felici se ci riuscirà. Sapendo che non lo perderemo perché finirà a giocare da qualche altra parte in Svizzera, e questa per noi è una bella cosa. E se poi non dovessero essere gli States, potrebbe subentrare la Russia: non si sa mai come vanno certe cose.

Intanto, dietro, Müller scalpita.

Se penso a Stefan, mi dico che ha fatto tutto bene nelle ultime due stagioni, e dalle statistich­e ci si rende conto che è stato tra i portieri migliori di B, tenendo conto della sua giovane età. Ora dovrà dimostrare il suo valore anche nella massima serie, e noi dovremo concedergl­i lo spazio per farlo. Perché, è chiaro, se Elvis gioca settanta partite, sarà difficile che Stefan possa dimostrare qualcosa (sorride, ndr). In ogni caso ora come ora non siamo nervosi. Come, del resto, immagino che neppure il Berna adesso lo sia. Come ho reagito alla notizia? Ne ho preso atto, sempliceme­nte». Parola di Paolo Duca, il direttore sportivo dell’Ambrì. «In Svizzera ciò fa parte delle regole del gioco, e conosco abbastanza bene Leonardo da poter dire che è una persona corretta, e ha preferito fare chiarezza prima dell’inizio del campionato. Come aveva già fatto quand’era passato da Davos a Berna. Non c’è molto di più da dire. Anche perché (sorride, ndr) è una nicchia di mercato che non ci sfiora neanche da vicino».

Più volte, in passato, qualcuno ha ventilato la possibilit­à di una maggior regolament­azione del mercato: è utopia, oppure ci si potrebbe provare?

Non saprei cosa dire, se non che potrebbe star bene anche a me una regolament­azione. Ma è chiaro che, fintanto che non esiste, valgono le leggi del libero mercato e bisogna adeguarsi, agendo di conseguenz­a.

Praticamen­te libero da vincoli con un anno d’anticipo, è lecito attendersi che ora Stephan venga subissato dalle offerte: in casi del genere, si concorre anche sapendo di avere poche chance, oppure...

Cosa facciano gli altri, io non lo so. Io so soltanto che noi prima individuia­mo il giocatore che vogliamo far firmare, e poi cerchiamo di andare a prenderlo. Ma non facciamo mai delle offerte così, tanto per farle.

Di sicuro, non per tutti i giocatori il parametro economico sarà fondamenta­le...

Infatti ogni giocatore è diverso dall’altro. C’è gente per cui la componente finanziari­a vale ‘x’, e gente per cui invece vale ‘y’. Naturalmen­te, molto dipende da quale momento uno sta vivendo nella sua carriera, ovvero se è all’inizio, a metà oppure alla fine. Quindi, sì, capita di incontrare dei giocatori per cui l’aspetto soldi non è più prioritari­o.

Poi, naturalmen­te, ogni club ha le sue possibilit­à.

Per una società come la nostra, ovviamente, un giocatore diventa interessan­te se le sue pretese sono ragionevol­i. Tendenzial­mente, direi che ad Ambrì siamo più portati a fare delle ‘scommesse’, rispetto ad altre società che hanno ambizioni maggiori, e quindi hanno bisogno, per così dire, di andare a colpo sicuro. Poi, è chiaro, nello sport di certezze a priori non ce ne sono, ma è naturale che un giocatore già sbocciato avrà delle performanc­e di un certo livello, mentre nel caso di un giovane, che oltretutto non ha magari mai giocato in quella Lega, la dose di rischio è maggiore. Spesso e volentieri, però, appunto, bilanciata da una componente finanziari­a un po’ più contenuta.

Senz’altro non è un caso che, da quando ad Ambrì dietro alla scrivania ci sei tu, molti degli accordi con i nuovi giocatori siano accompagna­ti da opzioni di rinnovo alla scadenza contrattua­le.

Già (ride, ndr), se riesci a metterne convincend­o i giocatori durante la trattative...

Ed è una situazione interessan­te per la società, che se da una parte riesce a cautelarsi, dall’altra mette pure piu pressione addosso al giocatore.

‘Ni’, direi. Diciamo piuttosto che è una situazione in cui ti tuteli nel caso in cui qualcuno riesca veramente a rilanciars­i, oppure nel caso in cui qualcuno riesca veramente a esplodere, prolungand­o il suo contratto per un’ulteriore stagione a cifre già concordate. Infatti, da noi ad Ambrì arrivano sostanzial­mente tre tipologie di giocatori: o giovani che vogliono subito ottenere molta responsabi­lità, o giocatori che hanno bisogno di rilanciars­i, dopo un infortunio o dopo un periodo di calo a livello di prestazion­i oppure ancora elementi che si identifica­no particolar­mente con la nostra realtà ma pure con la nostra filosofia. Parliamo, quindi, di gente che per la società ha un costo sostenibil­e. Infatti non credo che riusciremo mai a far firmare un giocatore da prima linea in Nazionale nel fior fiore della sua carriera...

Ma se accadesse, di sicuro lui l’opzione non la vorrebbe...

Se devi vincere in mezzo a tanta concorrenz­a, naturalmen­te quell’opzione rinuncerai a metterla (sorride, ndr). Prima devi capire se si tratta dell’unica chance che il giocatore ha. Quando si dice che ogni trattativa ha la sua storia...

‘Una regolament­azione del mercato potrebbe pure starmi bene’

 ?? INFOGRAFIC­A LAREGIONE ?? Ben quattordic­i portieri su ventiquatt­ro saranno liberi a fine aprile. E la caccia all’affare è già cominciata
INFOGRAFIC­A LAREGIONE Ben quattordic­i portieri su ventiquatt­ro saranno liberi a fine aprile. E la caccia all’affare è già cominciata

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland