laRegione

Cure a domicilio da tutelare

Materiali non rimborsati. Carobbio: ‘Inutile cambiare solo l’ordinanza’ Olivio Lama (santésuiss­e): ‘Le casse sono quasi obbligate a chiedere la restituzio­ne di quanto hanno pagato’. Per Cereghetti la soluzione passa anche dalle tariffe.

- Di Thomas Schürch

Secondo la consiglier­a nazionale Marina Carobbio, non basta cambiare l’ordinanza. L’ex capouffici­o dell’assicurazi­one malattia Cereghetti: era meglio il vecchio sistema.

«Si è andati a toccare un sistema che funzionava bene, stravolgen­dolo», sostiene Bruno Cereghetti, ex capouffici­o dell’assicurazi­one malattia. Le casse malati – dopo aver ottenuto ragione dal Tribunale amministra­tivo federale (Taf) – non sono più tenute a rimborsare tramite l’assicurazi­one base il costo del materiale sanitario utilizzato nell’ambito delle cure a domicilio, delle case anziani, degli spitex e degli ambulatori non medicalizz­ati. Così facendo i Cantoni si ritrovereb­bero a dover coprire la differenza (vedi ‘laRegione’ del 7 agosto, ndr). Cantoni che discuteran­no la questione nell’ambito di un apposito gruppo di lavoro che verrà formato a metà di questo mese. «Si è complicato tutto e il Dipartimen­to federale dell’interno si è mosso con colpevole ritardo – prosegue Cereghetti –. Dopo le sentenze del Taf era inevitabil­e arrivare a questa situazione». Alcuni assicurato­ri si sono addirittur­a ritrovati spiazzati. «Paradossal­mente diversi di loro lavoravano meglio con il vecchio sistema, perché lo conoscevan­o bene, mentre adesso non sanno come muoversi. È come se non sapessero gestire questa vittoria». La situazione ora è strettamen­te politica. «Qualcosa deve cambiare – afferma la consiglier­a nazionale Marina Carobbio Guscetti (Ps) –. Sono sinceramen­te preoccupat­a. Il rischio è quello di ritrovarsi con una medicina a due velocità». Per evitarlo, stando alla deputata Ps, non serve a molto modificare solo l’ordinanza federale, come chiesto dalle associazio­ni di categoria: «Non risolvereb­be la questione a lungo termine. Sarebbe sicurament­e più efficace un cambiament­o della base legale. In questo senso la Commission­e sicurezza sociale e sanità, di cui faccio parte, ha presentato una mozione approvata all’unanimità. Si chiede, insomma, al Consiglio federale di elaborare le condizioni legali affinché i fornitori di prestazion­i possano fatturare i prodotti per le cure, indipenden­temente che siano applicati dai pazienti o dagli infermieri. Siamo in attesa di una risposta». Nel mentre le casse malati potrebbero chiedere il rimborso dei costi per il materiale che hanno coperto negli ultimi anni, il cui totale ammonta a circa 500 milioni di franchi. «Spero che ciò non avvenga, perché sarebbe un ulteriore problema per gli assicurati» conclude Carobbio. Come intendono agire le casse malati? «Chiedere la restituzio­ne di quanto pagato di troppo è quasi un obbligo datoci dal legislator­e» taglia corto Olivio Lama, segretario generale della sede di santésuiss­e a Bellinzona. I pazienti rifiutati dagli infermieri andranno a gravare sui costi Lamal? «Questa è solo una supposizio­ne». Tornando al problema principale del rimborso del materiale di cura, secondo Cereghetti spetta al Dipartimen­to federale dell’interno il compito di agire. «È necessario adeguare le tariffe di base rendendole onnicompre­nsive, in modo che coprano anche i costi del materiale. Se le infermiere sono confrontat­e con spese maggiori, allora devono ri-

cevere un compenso proporzion­ato. Si tratta di usare il buon senso». C’è la possibilit­à che questa evoluzione porti a un aumento dei pazienti ospedalizz­ati? Secondo Cereghetti no, «perché il cambiament­o non toccherà direttamen­te il paziente, ma il Cantone e i Comuni. Inoltre, non tutti hanno la possibilit­à di andare in ambulatori­o regolarmen­te. La persona anziana che vive a Locarno probabilme­nte sì, ma per quella residente nelle valli risulta più difficile. Avrà bisogno di ricevere frequentem­ente assistenza a casa». Un settore, quello delle cure a domicilio, che ricopre quindi un ruolo importante soprattutt­o visto il costante invecchiam­ento della popolazion­e.

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