Stop alle Medie per uno su dieci
Paolo Colombo, Divisione formazione professionale: ‘Non possiamo assolutamente dimenticarci di loro’
Il 12 per cento di chi nel 2008/2009 frequentava la terza media non ha né un titolo di studio post-obbligatorio né terminato un tirocinio. Il Decs: ‘Non possiamo dimenticarci di loro’.
Il 12 per cento di chi nell’anno scolastico 2008/2009 era in terza media, a distanza di dieci anni non ha conseguito alcun titolo post-obbligatorio. Un dato altissimo, e preoccupante, che è emerso da uno studio condotto dal Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi (Cirse), commissionato dal Dipartimento educazione cultura e sport (Decs). Una larga fetta di giovani che sparisce dai radar, con le enormi difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro che ne conseguono. «Non possiamo assolutamente dimenticarci di loro – rileva Paolo Colombo, direttore della Divisione della formazione professionale – ed è anche per loro che commissioniamo questi studi». Nel senso che la conoscenza della realtà, di questi numeri così drammatici, serve per «impostare politiche settoriali, che sempre più devono essere messe in rete. La politica della formazione deve necessariamente incontrarsi con quelle del lavoro e dell’aiuto sociale. Noi lavoriamo tanto con la Divisione dell’economia del Dfe e col Dss per fare in modo che ci sia una presa a carico di queste tematiche da più settori». Questo dato conferma il quadro già descritto nel mese di febbraio, quando un altro studio del Cirse mostrò come ‘‘il 6,12 per cento degli allievi che frequentavano la terza media nell’anno scolastico 2008/2009 è stato titolare di assistenza sociale tra il 2008 e il 2016’’. Di più. I problemi aumentano, va da sé, quando questi ragazzi beneficiavano di aiuti sociali come membri di famiglie in assistenza. Di loro, ‘‘nel 2008/2009 solo il 10,9 per cento frequentava il corso A di matematica, a fronte del 59,5 per cento della coorte. Ben il 12,5 per cento di questi giovani, invece, seguiva il corso pratico al posto di questa materia’’. Il 55 per cento di ragazzi provenienti da famiglie a beneficio dell’assistenza, infine, ‘‘non ha, a tutt’oggi, conseguito alcun titolo di studio dopo la scuola media’’. Un po’ più confortanti, tornando allo studio pubblicato ieri, sono i dati relativi a chi ha proseguito i propri studi dopo la licenza media. Il 53 per cento di loro oggi è in possesso di un Attestato federale di capacità o una maturità professionale, mentre il 30 per cento ha ottenuto una maturità liceale. «Ma non solo – nota Colombo –, lo studio mostra che il 68 per cento, due giovani su tre, di chi ha intrapreso il tirocinio lo conclude, portando a termine un percorso in un settore che ha scelto e considerato come suo. Questo dato sicuramente ci soddisfa». Per quanto riguarda il profitto (diplomarsi in quattro o cinque anni al liceo o alla Scuola cantonale di commercio), le ragazze staccano i ragazzi: se al liceo il 76,6 per cento delle femmine ottiene la maturità perdendo al massimo un anno e i maschi
sono due punti percentuali dietro, alla Commercio la forbice si allarga: il diploma entro cinque anni è stato ottenuto dal 78,6 per cento delle ragazze, contro il 68,2 dei maschi. Ciò che «un po’ impressiona e sorprende – rileva Colombo – è che nel corso degli anni si riscontri una stabilità non dico assoluta, ma quasi». Conoscere significa anche sapere dove andare a mettere le mani se qualcosa deve essere corretto. «Sapere che percorso fanno i ragazzi ci aiuta a pianificare l’orientamento e aiutarli nelle scelte». Una riflessione che si ritrova nel progetto de ‘La scuola che verrà’ che, ricorda Colombo, «si propone di mettere maggiormente in relazione altre competenze, oltre alla nota: quelle manuali, la sensibilità, il lavoro in gruppo. Fare in modo che i giovani, senza mai dimenticare che hanno pur sempre 15 anni, siano sempre più coscienti delle proprie potenzialità e aiutarli nelle loro scelte per il post-obbligatorio».