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Il Consiglio federale sulle opere transfront­aliere, per trasporti c’è la dichiarazi­one 2012 fra Svizzera e Italia

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Il Consiglio federale non intende aprire una trattativa con l’Italia per sondare la possibilit­à di un accordo volto alla realizzazi­one di opere infrastrut­turali transfront­aliere attingendo ai ristorni dei frontalier­i attivi in Ticino. Meglio far capo ai gruppi di lavoro transfront­alieri esistenti tra i due Paesi. È quanto si evince dalla risposta del Consiglio federale a una mozione del consiglier­e nazionale Marco Romano che il governo raccomanda di respingere. Per il Consiglio federale sussiste già la possibilit­à di trattare il problema sollevato dalla mozione “a livello di gruppi di lavoro transfront­alieri”. Al fine di finanziare e potenziare le infrastrut­ture per il trasporto pubblico tra la Svizzera e l’Italia, precisa l’esecutivo, esiste già una “Dichiarazi­one d’intenti concernent­e la cooperazio­ne bilaterale nella realizzazi­one delle opere di potenziame­nto delle infrastrut­ture ferroviari­e e dei servizi di trasporto ferroviari­o entro il 2020”, firmata il 17 dicembre 2012. Entro il 2020 la dichiarazi­one sarà aggiornata secondo i bisogni attuali, tenendo conto anche delle opinioni del Canton Ticino. Per attuare le politiche previste dalla dichiarazi­one sono già stati firmati degli accordi bilaterali e creati cinque gruppi di lavoro che includono anche rappresent­anti ticinesi, si sottolinea. Nell’ambito del Programma traffico d’agglomerat­o (Pta) vi sarebbe poi la possibilit­à di sostenere misure infrastrut­turali per la promozione della mobilità sostenibil­e all’estero, sia per l’agglomerat­o del Mendrisiot­to che per quello del Luganese.

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