Silenziosa attesa
Bruxelles – L’Ue, in difficoltà sul caso Diciotti, cerca soluzioni europee di lungo termine sugli sbarchi ai tavoli tecnici. A differenza delle due emergenze precedenti, con la regia della Commissione europea si era riusciti a sbloccare le vicende dell’Aquarius e di Protector-Monte Sperone in due o tre giorni, ora si dilatano i tempi per la nave attraccata nel porto di Catania, con 150 migranti a bordo. I Paesi partner tardano a farsi avanti nel mostrare la loro solidarietà. Ed è quasi assordante il silenzio delle cancellerie europee. Nessuno critica i toni accesi del ministro Salvini. Nessuno tende la mano di fronte all’imperativo umanitario. Il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) e l’esecutivo Juncker tentano di dare una mano a Roma, accelerando sul lavoro tecnico per trovare soluzioni strutturali sugli sbarchi. Il percorso però è tutto in salita, e ha tempi lunghi. Ieri vari Paesi si sono irrigiditi alla riunione del Comitato politico e di sicurezza (Cops), di fronte all’insistenza dell’Italia per ottenere un cambio del piano operativo sugli sbarchi dei migranti soccorsi dalle navi che partecipano alla missione Sophia (che ora arrivano tutte in Italia), entro il 30 agosto. Spagna, Francia, Germania, Irlanda, Olanda e Portogallo hanno insistito sulla necessità che la questione dei porti di sbarco sia risolta nel contesto del dibattito più ampio sulle conclusioni del Consiglio europeo di fine giugno, con tempi dettati dall’agenda europea, e non da quella italiana. La discussione riprenderà il 28 agosto, per poi probabilmente atterrare sul tavolo dei ministri della Difesa e degli Esteri Ue alle riunioni informali, a Vienna, a fine mese. Ma il lavoro sugli sbarchi proseguirà anche oggi. La dg Affari interni della Commissione europea ha infatti convocato una riunione informale con i tecnici di 12 Paesi: Italia, Francia, Germania, Austria, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Olanda, Belgio, Malta e Grecia, e Irlanda, in cerca di soluzioni europee. Al tavolo sono stati chiamati quegli Stati membri che hanno dato sostegno nelle recenti operazioni di ridistribuzione dei migranti, ed i Paesi direttamente colpiti, ma l’incontro è aperto. E il piano sembra ancora tutto di là da venire.