Da casa a discarica
Diciotto cani e cinque persone in un mare d’immondizia. Sconcerto a Lugano
Un intero appartamento ricoperto di rifiuti e sporcizia varia. All’interno: diciotto cani e una famiglia di cinque persone. Sconcerto per un caso emerso a Pregassona. Ancora in divenire i contorni della vicenda: pare che gli animali venissero fatti riprodurre per essere venduti illecitamente. I tre figli sarebbero stati allontanati dai genitori.
«Non ero pronta». Quattro anni come volontaria della Società Protezione Animali Bellinzona (Spab) e una lunga esperienza in ambito sociale. Eppure, Marina Soldati una scena così non l’aveva «mai vista». Di fronte ai suoi occhi, un degrado profondo. Un intero appartamento letteralmente sommerso di rifiuti domestici, cucina e bagno compresi. A farsi largo nel pattume – in uno strato alto fino a trenta centimetri –, diciotto cani di piccola taglia. Siamo in via Industria a Pregassona, uno stabile già noto alla cronaca e alle forze dell’ordine per la propria problematicità (cfr. correlato). Venerdì scorso, oltre alla polizia – che già regolarmente lo visita –, stavolta a intervenire è stata chiamata anche la Spab. La società è stata sollecitata dal veterinario cantonale Luca Bacciarini, a sua volta chiamato dalla Polizia cantonale. “A seguito di una segnalazione – replica quest’ultima a ‘laRegione’ –, vi è stato un intervento di Polizia giudiziaria. Intervento che ha poi portato, viste le condizioni igieniche dello stesso, a richiedere la presenza della Spab, che si è presa a carico dei cani. Per ragioni di inchiesta e di riservatezza non possiamo esprimerci sulle ragioni dell’intervento”.
Operazione partita da una denuncia
per presunte violenze domestiche
A rendere delicato il caso, non sono solo la sporcizia e i cani. Secondo quanto riferito dai numerosi vicini sentiti – e sebbene le raccapriccianti immagini porterebbero a escluderlo –, l’appartamento al 14° piano era abitato da sette anni da una famiglia di cinque persone. I genitori – lui di origine balcanica e lei svizzera – e i tre figli, adolescenti, tutti minorenni. Secondo nostre informazioni, il giorno dell’intervento i ragazzi – due femmine e un maschio, affetto da problemi cognitivi – sono stati separati dalla mamma e dal papà e affidati a strutture sociali del Mendrisotto e del Luganese. Tutta l’operazione è partita infatti da una denuncia per presunte violenze domestiche: uno dei figli avrebbe riferito ai servizi sociali da cui è preso a carico che il padre avesse alzato le mani.
‘Un brutto odore da almeno un anno,
pensavo ci fosse un morto’
«Da almeno un anno si sentiva un brutto odore» confermano diversi vicini. «Abitavo sotto di loro – puntualizza una di loro –: rumori, urla, puzza, erano la regola. Alla prima occasione ho cambiato appartamento». Sebbene il fetore non si sentisse all’interno degli altri appartamenti, i corridoi dei piani superiori ne sono pervasi. Ancora a tre giorni dall’intervento, e malgrado l’appartamento sia in fase di disinfestazione, il tanfo è ben percettibile, quasi nauseabondo. «Pensavo ci fosse un cadavere» ci dice un’altra signora. Numerose le segnalazioni, nel corso di mesi, da parte degli inquilini. Alla portinaia, alla polizia, alla proprietà dell’immobile (recentemente cambiata). «I proprietari non ti rispondono nemmeno» sostengono svariati inquilini del fatiscente palazzo.
I servizi sociali hanno più volte fatto richiesta di entrare, senza successo
L’amministrazione è infine intervenuta in seguito alla denuncia, presentandosi venerdì con un ordine di sfratto immediato. Tutti gli inquilini dell’appartamento trasformato in discarica sono stati presi a carico. I figli sono stati visitati dal medico e le loro condizioni di salute fisica sarebbero state giudicate buone. Tra gli altri, si fa largo ora un grande interrogativo: non si poteva agire prima? «I servizi sociali hanno più volte chiesto di poter entrare nell’appartamento – spiega il capodicastero Sostegno e socialità di Lugano, Lorenzo Quadri –, domanda sempre rifiutata dai genitori». E non si sarebbe potuta predisporre una presa a carico diversa, soprattutto per i ragazzi? «Col senno di poi, sì. Ma non era immaginabile che vivessero così». Non si esclude infatti che perlomeno i ragazzi dormissero da parenti in città. A essere stata carente sarebbe stata quindi l’intera rete sociale: neanche i parenti si sarebbero accorti del forte degrado.